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 TERRE DI TOSCANA
 intervista a Paolo Pecile (direttore Terre di Toscana - Le vie della ceramica)


Cos'è Terre di Toscana - le vie della ceramica? In quale panorama culturale nasce.

E' una associazione che riunisce le amministrazioni dei tre comuni toscani che legano la loro tradizione produttiva al mondo della ceramica e cioè Sesto Fiorentino, Impruneta e Montelupo Fiorentino. Nasce dall'esigenza di collegare aree territoriali caratterizzate da tradizione e specificità produttiva che oggi non hanno più strumenti adeguati per misurarsi con il mercato, su tematiche quali innovazione tecnologica e/o formale.
Si è sentita inoltre la necessità di attivare sinergie sul territorio, sia a livello politico che in campo produttivo, e come primo passo quello di essere riconosciuti fra le città di tradizione ceramica, nel quadro della più vasta associazione nazionale.


Impruneta, Montelupo, Sesto Fiorentino. Sebbene legati da una matrice comune – la terra – si tratta di tre ambiti comunali con realtà storiche e produttive profondamente diverse, come si conciliano in un'unica associazione?
Ciascuno degli ambiti territoriali comunali presenta una specifica identità storica, culturale e produttiva, ma con caratteristiche autonome diverse l'una dall'altra, per cui sarebbe scorretto parlare di comprensorio toscano della ceramica, inteso come un unico sistema territoriale e produttivo.
Impruneta ha una realtà di piccole e medie imprese, di cui un numero ormai limitato mantiene la tradizione produttiva di pezzi speciali o d'arredo, mentre il settore più ampio è quello dedicato alle pavimentazioni, con le problematiche concernenti la sfida di grandi industrie italiane ed estere, che spesso offrono costi concorrenziali e prestazioni più elevate. Montelupo Fiorentino ha invece una realtà più grande ben definita di piccole e medie imprese.
Sesto Fiorentino è caratterizzata da un gruppo di 20 imprese fra piccole e medie (a fronte di una presenza storica di circa 160 aziende), su cui emerge la Richard-Ginori che in realtà non ha più rapporto diretto con il territorio. Questo distacco, iniziato all'epoca della cessione della Ginori alla Richard nel 1896, si è ovviamente amplificato con i decenni e con l'evoluzione dell'azienda in una multinazionale. Il rapporto reale con il territorio è stato prevalentemente di carattere formativo, con molteplici casi di maestranze nate e formate in azienda, che ad un certo punto – spesso in concomitanza con crisi dell'azienda – si sono staccate creando laboratori autonomi. Nel mercato attuale, le realtà territoriali hanno una scarsa visibilità, mentre sarebbe importante dare riconoscibilità a queste produzioni, sia a livello toscano che nazionale e ciò è possibile solo sottolineando la valenza storica e culturale della tradizione toscana in cui tutte si situano. Ricondurre la realtà singola ad un discorso più ampio di cultura e tradizione toscana, che si ricollega al mito del paesaggio toscano che invece occupa un posto di primo piano nell'immaginario occidentale.

Dal vostro osservatorio, quali sono le prospettive per il settore ceramico toscano in un mondo globalizzante?
Sicuramente, come già evidenziato, trovare visibilità, affermare il concetto di DOC toscano.
Un altro tema è l'innovazione della produzione sia in termini formali che tecnologici, al fine di una maggiore competitività. Il Design infatti può rilanciare l'attività di una azienda, darle una nuova immagine e un diverso bacino di consumatori.
Esiste poi il campo dell'aggiornamento tecnologico e del trasferimento di tecnologie da un settore all'altro, che può aprire nuove strade migliorando i sistemi produttivi. Si tratta ovviamente di sperimentare, di osare a volte, ed è proprio questo uno degli aspetti che l'associazione mira a sviluppare: vincere le difficoltà a mettersi insieme, superando diffidenze per sviluppare sinergie comuni.
Ma il tema-problema più attuale è il mercato. Le ricerche in questo ambito mettono in evidenza da un lato il confronto con altri paesi emergenti, dall'altro un generalizzato valore di crescita zero dei consumi, per lo meno nei settori più tradizionali come stoviglie, la tavola, complemento d'arredo. Per esempio, le fasce alte o altissime della produzione reggono ancora bene, mentre c'è un calo delle tipologie più convenzionali.
E' importante capire le aspirazioni, le modificazioni e le tendenze del gusto della classe media, convenzionalmente quella a cui il settore si è sempre rivolto e che storicamente ne ha decretato l'evoluzione. Quali sono, per esempio, oggi, i modelli di consumo delle giovani generazioni? Qual'è l'orientamento prevalente del reddito? La casa è ancora una delle massime aspirazioni, uno dei motivi di realizzazione o di affermazione sociale?
D'altra parte, se le grandi aziende sono dotate di una struttura tale che le consente di monitorare piuttosto velocemente le tendenze del mercato, le piccole e medie imprese non riescono a stare al passo. E' necessario quindi avere strumenti consortili che riescano a migliorare in tempo reale la conoscenza delle linee d'indirizzo dei mercati e che individuino anche nuove forme di accesso. Forse il sistema classico - rappresentante - grossista - negoziante - è una formula obsoleta, mentre si affacciano nuovi modelli di distribuzione e vendita.
Quindi capire il più possibile le richieste del mercato e individuare il maggior numero di strade per arrivarci.


Artigianato e grande distribuzione organizzata (GDO) due modi tradizionalmente diversi di porsi sul mercato. A suo parere ci possono essere punti di contatto?
I punti di contatto ci devono essere, ne va della sopravvivenza del settore, l'importante è di non massificare o svilire una produzione, riuscendo a far emergere e riconoscere quel surplus di tradizione, di esperienza artigianale che le è proprio e che può incidere sul suo costo finale.
La GDO rappresenta inoltre una grande vetrina, ed ormai un imprescindibile veicolo per le produzioni, poiché arriva a fasce vaste e diversificate di consumatori.


Quali sono le iniziative ed i programmi per il prossimo futuro?
L'associazione ha davanti a sé un periodo intenso per iniziative da concretizzare e per un'ampia riflessione che intende sviluppare sulle tematiche più specifiche del settore.
Si è avviato l'accordo fra i tre comuni ed il CNR per la redazione del Museo Virtuale della Ceramica, che sarà l'occasione di presentare la tradizione produttiva di questi territori nell'universo più ampio attualmente disponibile in campo mediatico, cioè Internet.
Si pensa anche di attivare una serie di percorsi, finalizzati a valorizzare le esperienze già presenti sul territorio, una sorta di museo sul territorio, che si pone in sintonia con il sottotitolo stesso dell'associazione "le vie della ceramica". Basilare nell'attività dell'associazione sarà l'impegno per iniziative culturali fra cui la partecipazione a varie manifestazioni sia di livello regionale che nazionale, come il Settembre sestese, o le feste di Impruneta e Montelupo, ma anche appuntamenti significativi come Abitare il Tempo, già dal prossimo ottobre.
L'associazione, se da un lato intende porsi come un soggetto autonomo e specifico nel mondo della ceramica, dall'altro ritiene importante attivare collegamenti con enti, consorzi, associazioni istituzioni, scuole (come Università, ISIA, Artex, Rete Regionale dell'Innovazione Formale) che operino sui temi dell'innovazione formale o tecnologica e nei settori della promozione e marketing d'impresa.


Testo:
Barbara Giannessi

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ha collaborato:
Elena Granchi
Sonia Morini

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