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 L'IDENTITA' LOCALE OGGI E LA GLOBALIZZAZIONE
 di François Burkhardt


L'identità locale oggi e la globalizzazione è il titolo del seminario curato da F. Burkhardt presso l'ISIA di Firenze, una riflessione sul senso e sull'attualità dell'identità nel tempo della globalizzazione, un progetto che si occuperà del territorio toscano e del suo tessuto produttivo; riportiamo di seguito alcuni aspetti dell'introduzione che accompagna il lavoro del seminario.

Da sempre l'interesse per il locale nasce dalla contestazione nei confronti di una struttura centralista, e dal rifiuto di dover subire l'espansione incontrollata delle forze produttive. Il centro diffonde e impone alle periferie il proprio bisogno di cambiamento, la modernizzazione, prevalentemente guidata da modelli socioeconomici, da visioni d'insieme, quali la globalizzazione, allontanano e cancellano quella che è la dimensione del locale. D'altra parte, l'esigenza della vicinanza e della percettibilità delle cose e delle idee possono essere soddisfatte soltanto dalla dimensione locale.
Per potersi orientare, l'uomo ha bisogno di un appoggio, di un'appartenenza e di un legame con le proprie radici.

Il ventesimo secolo è ricco di esempi di culture alla ricerca di un'identità locale o spesso regionale (si vedano per esempio i casi di Zakopane in Polonia, Nancy in Francia e cosi via), questa tendenza accompagna tutta la storia della modernità e i suoi momenti culminanti coincidono il più delle volte con le occupazioni.
Questo ha caratterizzato fortemente, dopo i vari periodi totalitari, la ricostruzione di un'identità con i sistemi politici democratici che hanno contribuito a far rinascere tra la popolazione un aspetto intrigante dell'identità locale: il richiamo alla storia, si vedano in merito gli esempi del neo-liberty e il neo-barocco.
Questo ha portato ad una discussione sulle origini dell'architettura che coinvolge il design, nei suoi primi passi come disciplina autonoma, e solleva un discorso sull'arte popolare con i suoi dialetti e le sue identità nella cultura d'élite.
Nascerà da questo discorso il ripensamento dei dogmi della forma compiuta, che mette in evidenza la forza dello "spontaneo", dell'autoctono, della testimonianza di libertà e della possibilità di articolare varianti: caratteristica della cultura locale e della sua identità che apre a un nuovo concetto contemporaneo di differenziazione culturale.

Perché lo sviluppo culturale dipende dalla capacità delle società civili di operare nella valorizzazione delle identità diverse, nel rispetto di quel dialogo e confronto tra tradizione e presente, tra "spontaneo" e "razionale" che deve essere condizione di ogni trasformazione. A partire dall'inizio degli anni Sessanta, la critica al moderno, impegnata al suo sorpasso, e la nascente discussione sul postmoderno ridanno spazio al discorso sulle culture locali.
Difficile, soprattutto per il design del "moderno" tutto costruito sull'ideologia dell'international style, è il rapporto tra design e identità locale. Essendo coinvolto nel sistema di produzione industriale, che richiede un adattamento a metodi, processi di produzione e di mercato legati alla globalizzazione, il design raramente propone prodotti specifici per una cultura locale. Nemmeno la progettazione risponde a precise domande locali.
Le nicchie di mercato offerte in questi casi riguardano prodotti artigianali realizzati per mercati regionali, organizzati prevalentemente sui prodotti tradizionali.
Una mentalità spesso conservatrice impedisce un'apertura a linguaggi contemporanei, un interesse all'innovazione tecnologica e a mercati extra-regionali.
Su questo punto il seminario sull' "identità locale oggi" dovrà suggerire delle aperture, fornire delle proposte e degli esempi che permettano il passaggio dalla tradizione alla contemporaneità. Le analisi richieste sono da elaborare in questo senso.

La base teorica che sarà proposta si appoggia alle tesi del filosofo e sociologo Paul Ricoeur, poi adattate alla teoria dell'architettura di Kenneth Frampton. Essa mette in evidenza la necessità di una dialettica tra culture radicate e sistemi universali che definiscano le spinte civilizzatrici. Questo rapporto richiede il collocamento di problemi e aspetti locali rispetto a quelli della globalizzazione dei sistemi tecnologici e di mercato ma anche di pensieri generali che vanno dal sociale al culturale. Ritornando sempre alle tesi di Ricoeur secondo cui "perché una cultura sia viva deve mantenere una tradizione in continua evoluzione".
Specialmente nel caso delle culture locali in Toscana, bisogna insistere sulla necessità di un "rinnovo" della tradizione, oggi praticamente assente e che comunque non ha toccato i settori trainanti del design. Il seminario dovrà tenere conto di questa carenza e proporre criteri attuali che diano alla tradizione una prospettiva e non solo una retrospettiva, adatti alle condizioni contemporanee del produrre e del vivere, e anche finalizzati a mercati fuori dai limiti della Toscana.

F. Burkhardt critico e storico dell'architettura e del design, responsabile del Centro di Documentazione G. Pompidou a Parigi, Direttore della rivista Domus, consulente di molti progetti di design, autore di molti saggi di architettura e design, attualmente impegnato in diversi progetti di design e di didattica in Italia e all'estero.
Redazione:
Angelo Minisci

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ha collaborato:
Elena Granchi
Sonia Morini


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