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 MASSIMO MARIANI. PROGETTI 1980-2005


Gli anni '80 hanno segnato un periodo chiave per il declino di grands récits lyotardiani e delle grandi ideologie di inizio secolo. Fatto, questo, che non è stato senza conseguenze né per il design né per l'architettura. Da tempo la forma della città non parlava più una lingua condivisa, ma nella città postmoderna – e, oggi, globale –, riconoscersi in una solida e rassicurante verità ufficiale diviene una conclamata impossibilità. La contemporaneità della polis è l'esaltazione dell'intreccio, della sovrapposizione, della giustapposizione, della compresenza, del molteplice valoriale, culturale, religioso, razziale, che rende pressoché inaccettabile un appoccio al tema del progetto in termini quiescentemente compositivi. Per progettare in questo ambito sembra piuttosto più pertinente ed efficace una kinesis metodologica, un'attitudine tesa ad ordire contraddizioni piuttosto che disinnescarle.
Mai pienamente disvelata, la bellezza postmoderna non è composita ma dissidio. E' vaga e molteplice. Quasi costituzionalmente incapace di ricomporre l'infranto, reca le tracce, le ferite, nel proprio codice, reinterpreta – o induce a reinterpretare – questo stato incerto, contraddittorio, frastagliato come vitale, fecondo, sorgivo, ospitale.

La formazione di Massimo Mariani – il primo, decisivo e quasi-definitivo, imprinting della pittura, i multipli d'artista di Stilema, i cronenberghiani pezzi di design, la breve stagione del bolidismo, alcune surreali soluzioni d'interni – è un percorso di conquista di questo metodo progettuale, la progressiva fortificazione di talento ed intuito, unita alla crescente confidenza con l'alterità – le sue emanazioni, le sue forme – e con l'implicita speranza che fonda ogni pratica progettuale, con la passione e la cura per la vicenda umana e non.

Focalizzando la questione della progettualità italiana sull'ultimo quarto di secolo, Massimo Mariani. Progetti 1980-2005 è un volume ricco di implicazioni con storia, natura e ragioni della cultura del progetto. In primo luogo, quel che colpisce nell'opera di Massimo Mariani è la forte impronta operativa e autorale; la sua capacità di marcare il territorio con modalità quasi-tattili rilevabili sovente sia nei primi prodotti di artidesign sia nelle piu tarde architetture landmark del paesaggio pistoiese.
Anche in temini quantitativi – scorrendo la sua recente monografia si è quasi sconcertati dalla quantità di exempla realizzati per un architetto e designer italiano poco più che cinquantenne. Ma soprattutto colpisce il suo interesse ad affrontare, quasi con lo spirito bipolare di un demone concertante, il tema della serialità; quello della prossimità – una costante del suo lavoro a piccola e grande dimensione –; il tema del passaggio di scala fra design ed architettura.

Nell'architettura e nel design di Massimo Mariani si ritrovano queste costanti. E il suo Progetti 1980-2005 aiuta certo a capire un percorso esistenziale ma anche una dinamica territoriale corale, un progetto strategico che non è solo di Mariani ma in cui il progettista pistoiese (con le sue specificità, il suo talento personale) è coinvolto.
Il metodo progettuale di Mariani, determinatosi nel campo del design, si è infatti traslato preferenzialmente nel settore dell'architettura anche in ragione di una sintonia con un contesto produttivo caratterizzato da realtà di rilievo (in primo luogo le Banche di Credito Cooperativo di Cambiano, Castagneto Carducci e Fornacette e quindi l'holding da esse promossa e costituita nel 1985) interessate a proporre tipologie e modalità innovative di servizi. Ma in particolare interessate a comunicare tutto ciò anche attraverso un'immagine coordinata in grado di coniugare diversità, prossimità e serialità in modo credibile ed immediato.

La serie di sedi e filiali di banche creata negli ultimi 15 anni da Massimo Mariani, al pari delle diverse sedi realizzate o in corso di realizzazione per la holding Cabel, ha un proprio ideale referente nel Make-Up 100% di Alessandro Mendini, ma anche e soprattutto – vuoi per le valenze non solo decorative del progetto – nel più recente Nobody's perfect: l'ibrido costituito dalla serie variata, frutto emblematico del percorso creativo di Gaetano Pesce – che dagli anni '70 – indaga sulla possibilità di mantenere spazio all'aleatorio e all'incerto anche all'interno di produzioni di serie (una produzione che oggi offre a chiunque lo desideri l'opportunità di possedere in casa l'ossimoro finora soltanto vagheggiato dell'originale di serie).

Dei primi lavori come designer ci parlano diffusamente le prime 70 pagine di Massimo Mariani. Progetti 1980-2005. Grafica, oggetti, furniture, mobili, utensili. Esercizi da designer, attenzioni da designer. Piccole serie, multipli d'artista, riflessioni sui maestri, esercizi di citazione e rilettura. Il design di Mariani si diverte a beffare la funzione ma soprattutto a denaturalizzarla.

La decorazione, il colore, l'alto e il basso rilievo, l'escrescenza e l'intaglio, la presenza scultorea, le suggestioni floreali ed animali, sono le insinuazioni, le domande poste da Mariani alla natura delle diverse attività umane: illuminare, appoggiare, sedere, tagliare, contenere (quest'ultima, com'è intuibile, con forti ripercussioni in architettura). Un'interrogazione incessante in grado di creare uno stato sospeso, indecidibile.
Come muse inquietanti, gli oggetti di Mariani non si danno come prodotti risolti bensì come entità spurie, ibridi non facilmente assimilabili se intesi come meri utensili, mobili, sedute, ma infinitamente più pertinenti se interpretati come domestici talismani.
E come numi tutelari della domus, di una stanzialità ottenuta al prezzo di una separazione dal mondo esterno, gli oggetti di Mariani si preoccupano di recuperare quanto rimosso, dando presenza, in simulacro, sia alla flora che alla fauna, simulando fittizie erosioni e gemmazioni, evocando entomologiche presenze sugli arredi, micosi… Una riemersione – inquietante quanto simulata – dell'ultra e dell'extra nella quietudine – apparente – dell'infra moenia.

La tenuta del lavoro di Mariani ha qui la sua gestazione e maturazione. Una ritualità di blandizie, sospensioni, laiche preghiere e perorazioni rivolte all'alterità più spesso negata di ogni discorso di potere e di conquista. Di ogni discorso di costruzione di senso. Un metodo in grado di alludere a presenze mancate, al loro essere ancora possibilità – il negativo nel positivo, il femminile nel maschile, il contenente nel contenuto, l'esterno nell'interno. Un metodo che è antiprogressivo, talvolta cacofonico ed ecolalico, ma mai monodirezionato, unilineare. Nelle architetture e nel design di Mariani, il tempo si ferma, è interlocutoriamente sospeso. Meglio: pare avvitarsi su sé stesso come avvolto entro un'enigmatica spirale. Un tempo «bambino», ipnotico, iterativo, fatto di nenie e racconti fantastici in cui ubiquità e regresso non sono solo più consueti del solito ma esplicitamente favoriti.

Costellano l'architettura di Mariani l'attenzione, il talento e la cura per l'oggetto. Attenzione a ciò che è parto della mano (il mosaico, l'opus incertum, la decorazione sovrapposta, ecc.), ciò con cui l'uomo viene a contatto e che si approssima a lui come testimone di una comune consistenza. Ciò che è «manabile», maneggiabile, manufatto (ma non necessariamente), da poter carezzare, coccolare, strofinare... Ergo non necessariamente da guardare e fotografare ma da toccare, vivere, condividere, abitare.
Come sovente accade ai designer, in un contesto segnato dal primato dell'occhio essi privilegiano il tatto. Meglio: coinvolgono occhio e mano. E all'atemporalità del monumento viene preferita la contemporaneità sinestetica della mano-visione.

Mariani crea architetture versate più a porre questioni che a dispensare risposte. E il blando spaesamento – interrogativo – avvertibile in esse (sensazione simile allo sperdimento del flâneur raccontato da Charles Baudelaire e Walter Benjamin) è il risultato di un metodo che nasce e si avvia dal disegno.
Uno dei tanti interessi del volume Massimo Mariani. Progetti 1980-2005 risiede negli schizzi originali. Nel disegno che è interrogazione, ricerca di forma, prova cromatica. Un tracciato pastoso, sovrabbondante, eccessivo – per colore, forma, tratto...
Lo schizzo è un gioco incessante di scomposizione e assestamento; un lumeggiare ciò che sarà, esercizio di approssimazione al nuovo che è già dentro di noi. Un'askesis che è anche lenitiva iterazione volta ad elaborare psichicamente la cessione, la perdita inclusa in ogni apertura di senso.

I disegni mantengono una sorgiva vitalità – fatta di esuberi, sovraccarichi, sovrapposizioni e intrecci – che non possiamo aspettarci da un'architettura. Eppure l'originalità della ricerca di Mariani – che strumentalmente si dà attraverso la mano – riesce ancora a sorprendere proprio perché anche nei suoi esiti mantiene un grado d'indefinita eventualità.
Il manufatto architettonico non è forse più disegno ma reca le tracce della manualità, non ne occulta lo sfrido. Un guizzo, un'asimmetria, una cornice, un colore, c'è sempre luogo e spazio per una luce – o una mano – per stemperare l'ufficialità delle architetture di Mariani.









Massimo Mariani. Progetti 1980-2005
2005, Verbavolant - London

Lara-Vinca Masini, Introduzione
Cecilia Barbieri, Il Mondo Architettonico di un architetto toscano
Umberto Rovelli, L'architetto deve essere un tuttologo
Biografia
Bibliografia
Referenze Fotografiche


Contenitori «1992» e «Flowers» per Arredo Milano
Cantinetta porta vino «Bacco» per La Mo «Catalogo Armonia» Firenze
Vaso «100% Make Up» per Alessi-Trendenze Milano
Casa Benvenuti, Pistoia
Filiale Bancaria a Bibbona, Cassa Rurale Artigiana di Castagneto Carducci
Sportello Bancario a Fornacette, Cassa Rurale di Fornacette
Banca di Credito Cooperativo di Fornacette
Casa Viviani, Empoli
Filiale Bancaria a Poggibonsi, Banca di Credito Cooperativo di Cambiano
Uffici Cabel, Empoli
Filiale Bancaria a Calcinala, Banca di Credito Cooperativa di Fornacette
Edificio Polivalente (Cinema-Teatro-Uffici) a Fucecchio
Concorso per Il Palazzo Comunale di Casalecchio sul Reno
Uffici Cabel, Milano
Casa Benigni, Buggiano
Filiale Bancaria a Cecina, Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci
Banca Di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci
Ampliamento del Cimitero di Ponte Buggianese
Ampliamento Scuola Elementare e Nuova Biblioteca Comunale di Ponte Buggianese
Concorso a Inviti per La Nuova Sede del Gruppo Caf, Campi Bisenzio
Concorso di Progettazione Edificio Scolastico nelle Aree Ex Breda, Pistoia
Banca a Pontedera «Banca con gli occhi»
Banca a Pisa - la Fontina «Natura Morta con Banca 1»
Banca a Montelupo Fiorentino «Natura Morta con Banca 2»
Museo di Benozzo Gozzoli Comune di Castelfiorentino
Banca a Cerreto Guidi «Mulino con Banca»
Uffici Cabel Leasing, Empoli
Cabel Industry, Empoli


Massimo Mariani Architetto
info@massimomariani.net
www.massimomariani.net


Massimo Mariani. Nasce nel 1951 in provincia di Pistoia. Si laurea nel 1977 alla facoltà di architettura di Firenze, dove - dal 1980 al 1992 - collabora all'attività didattica di Remo Buti. Nel 1980 fonda con A. Casciani lo studio Stilema, per la progettazione e la produzione di oggetti e mobili sperimentali. Lo studio si dedica alla ricerca negli ambiti del design per gli oggetti d'uso e la decorazione, della grafica, dell'allestimento e dell'architettura d'interni, e partecipa a numerose esposizioni, concorsi ed eventi nell'orizzonte spettacolare del neo-design italiano dei primi anni Ottanta. Si ricordano i progetti per la mostra Conseguenze impreviste (Prato 1982), per i concorsi Doll's house (Londra, 1982) e One family house in wood (Lubiana, 1985), e una serie di nuovi oggetti domestici come Lampade grasse (1984), Cactus inquieti (1985), e La valigia del naturalista (per il concorso «Atelier noveau», Grandi magazzini Seibu, Tokio, 1986). Nel 1986, con un folto gruppo di architetti (P. Caramia, D. Carani, M. Castelvetro, M.Corrado , D. Donegani, S. Giovannoni, M. Iosa Ghini, G. Venturini), vara il Bolidismo, un movimento che assume la velocità e l'ubiquità come temi predominanti della realtà contemporanea e crea giocosi contatti fra gli immaginari del design, del fumetto e dell'illustrazione. A partire dal 1990, la sua attività professionale, con studio a Montecatini Terme, si rivolge all'interior design e soprattutto all'architettura. Realizza una serie di case, tra le quali casa Privata a Monsummano Terme (1989-90) e casa Benigni a Buggiano (1994-98). Per alcune Banche di Credito Cooperativo della Toscana cura l'immagine architettonica e lo styling di numerose agenzie. In questo filone si collocano le realizzazioni di edifici bancari a Pontedera (1991-95), a Fornacette (1993-95), a Poggibonsi (1994-96), a Donoratico (1997-2002) e di edifici per gli uffici Cabel a Empoli (1992-97) e a Milano (1998). Nel 1999 le sue architetture guadagnano il primo posto al "Premio Dedalo alla committenza". Ha redatto altri progetti significativi in occasione dei concorsi per il nuovo complesso industriale CAF a Campi Bisenzio (2001) e per un edificio scolastico nelle aree ex Breda a Pistoia (2002). Nel 2005 è uscita una monografia sul suo lavoro, dal titolo «Massimo Mariani Progetti 1980-2005», Verbavolant editore. Sono in corso di realizzazione l’ampliamento della scuola elementare con biblioteca e il cimitero a Ponte Buggianese, e due appartamenti, uno a Firenze e l’altro ad Empoli. Nel corso del settembre 2008 è stato completato un edificio per uffici ad Empoli, la Cabel Industry. Recentemente è stato portato a termine ed inaugurato il Museo di Benozzo Gozzoli a Castelfiorentino (FI).
a cura di: 
Umberto Rovelli 

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