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 XILOFANES. PROGETTO DI PANCHINA


La progettazione di una panchina di legno ha richiesto di porsi un problema di atteggiamento nei confronti di un tema complesso. La difficoltà è consistita nel dover fare a meno di una letteratura dedicata che non fosse una rassegna didascalica della produzione, nel dover fare a meno di un esempio eccellente, nel dover fare a meno di un paradigma, non solo formale, di riferimento.
Non si riesce a pensare a un designer o ad un progettista che abbia legato la sua notorietà al progetto di una panchina, che spesso è percepita come un oggetto invisibile: non ci si aspetta altro che sia comoda e, tutt'al più, gradevole a vedersi.
È sembrato indispensabile calarsi in una forma di suggestione intima, cercare di inserire il rapporto fisico e psicologico con questo oggetto nella propria forma mentis: collegare il nuovo argomento, mai indagato, ai nodi del proprio tappeto culturale.

La prima conseguenza di questo tentativo è stata immaginare una collocazione ideale, rintracciata nel contesto mediterraneo, marino, motivo per cui è stato scartato subito il possibile utilizzo di legno a sezione circolare, che avrebbe ricondotto ad atmosfere alpine.
La scelta di questo habitat non ha impedito di tentare, in una fase successiva, alcune installazioni virtuali in alcune metropoli continentali, pur rimanendo in ambito europeo.
Il progetto ha preso le mosse dalla scelta di rinunciare, in parte, alla funzione di collante sociale per indagare la dimensione individuale del sedersi intesa come momento d'ozio consapevole, come postazione privilegiata del guardare: tentativo di mettere in evidenza la doppia lettura possibile di un oggetto di uso pubblico ma contemporaneamente sede di un gesto privato.
Lo studio si è tradotto nella ricerca di una forma avvolgente che si connotasse come rifugio ma che, contemporaneamente, offrisse uno spazio di fuga; la tipologia dell'interno delle barche a vela sembrava essere il modello che meglio conciliava questo sentimento con l'uso del legno.
Quest'ultimo è stato disposto, secondo linee generatrici curve, in corsi paralleli e sovrapposti a formare una tessitura a fasciame.
In accordo col desiderio di individualità, le dimensioni generali sono state ridotte fino a consentire la comoda seduta di due persone.

Il titolo della tesi – Xilofanes: progetto di panchina – rivela quel che è stato lo scopo del lavoro: legare l'esigenza di originalità formale all'innovazione nel campo della ricerca e della cultura del materiale e, contestualmente, verificarne l'effettiva realizzabilità.
La collaborazione con l'istituto IVALSA (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree) del C.N.R. ha portato a concentrare lo studio sull'impiego di legname di piccole dimensioni, nell'ambito di un progetto di valorizzazione della produzione nazionale, inerente le specie arboree locali.
Il progetto è stato poi sviluppato tenendo presenti i criteri di utilizzo sostenibile del legno, facendo quindi particolare attenzione al metodo costruttivo, alla riduzione delle colle, all'utilizzo di vernici a basso impatto ambientale.
La fase esecutiva, compresa la costruzione del prototipo, è stata sviluppata con la ditta Tecnolegno Fantoni che ha posto come vincolo la realizzazione di una panchina dai costi contenuti da proporre alle amministrazioni comunali.
Una panchina che poi si è sdoppiata in due versioni, anche se con la medesima genesi compositiva e formale; la prima risponde alle esigenze di contenimento dei costi di produzione della ditta, la seconda costituisce il risultato di una ricerca che ha cozzato con le logiche dei processi industriali e dei criteri di marketing diventando un esercizio di design.

Le ragioni del legno
In relazione al tentativo di risolvere alcuni problemi legati alla politica delle materie prime disponibili – come il rischio di esaurimento delle stesse –, il costo energetico e l'impatto ambientale dei processi di produzione e riciclaggio, l'utilizzo del legno massiccio e dei prodotti derivati, soprattutto nei paesi più industrializzati, è in costante aumento.
Il primo vantaggio dell'utilizzo di questo materiale è la sua abbondanza e la sua completa rinnovabilità dove siano attuate le indicazioni colturali previste da piani di gestione forestale corretti.
Se i prelievi di legname non superano gli incrementi medi di massa legnosa prodotti tra due interventi successivi, è possibile mantenere inalterata la stabilità del bosco facendone una fonte inesauribile di materia prima.
Il problema non è la reperibilità del materiale ma lo sfruttamento di una produzione sovrabbondante rispetto all'utilizzo.
In pratica, nei paesi industrializzati cresce più legno di quanto se ne consumi e la maggior parte degli scarti delle lavorazioni industriali e del legname di recupero viene riciclato o utilizzato per produrre energia.
In Europa, per esempio, viene prelevato solo il 65% dell'accrescimento delle foreste.
Le foreste italiane presentano una massa di legname di oltre 1 miliardo di m3, che si accresce annualmente di circa 30 milioni di m3.
Tale produzione biologica viene solo parzialmente utilizzata (difficoltà di accesso, rispetto di aree protette, scarso valore economico, ecc. ): infatti in media si utilizzano ogni anno circa 9 milioni di m3, che coprono solo in minima parte il fabbisogno di materia prima, utilizzata dall'industria italiana, per la produzione di segati, pannelli, carta, ecc.

Un altro vantaggio derivante dall'uso di questo materiale è il basso costo energetico richiesto per produrlo.
L'energia necessaria per ottenere una tonnellata di prodotto è di 1.000 Kwh/t che, se confrontata a quella richiesta da materiali concorrenti è estremamente ridotta: la produzione di acciaio, per esempio, necessita di 4.000 Kwh/t e l'alluminio fino a 70.000 Kwh/t.

L'utilizzo del legno, sia pure indirettamente, contribuisce in maniera determinante alla riduzione di anidride carbonica emessa nell'atmosfera da anni di utilizzo massiccio di materiali a base di combustibili fossili.
Le foreste ed il legname prodotto, infatti, rappresentano dei serbatoi di carbonio che gli alberi assorbono e trattengono attraverso la fotosintesi.
Anche dopo l'abbattimento e la segagione, il carbonio resta immagazzinato nel legno e nei prodotti derivati che, alla fine del ciclo di vita, possono essere riciclati o sfruttati come combustibili biologici andando a sostituire i combustibili fossili e riducendo l'emissione di gas responsabili dell'effetto serra.
La convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico attribuisce grande importanza ai bacini forestali.
I paesi partecipanti, riunitisi a Marrakech nel novembre 2001, hanno adottato norme e linee-guida in materia di rimboschimento, deforestazione e gestione delle foreste.
Il ruolo che il legno riveste nell'attenuare il cambiamento climatico è sottolineato anche nel Sesto Programma di azione ambientale dell'UE, in cui si afferma che l'uso del legno e dei prodotti da esso derivati dovrebbe essere maggiormente sfruttato sia a livello domestico che industriale in virtù della capacità di questo materiale di assorbire il carbonio.

Legname di piccole dimensioni
Parte della ricerca nel settore della tecnologia del legno è orientata a risolvere il problema della valorizzazione e dell'utilizzo del legname di piccole dimensioni e delle produzioni legnose di minore qualità, spesso provenienti da operazioni colturali di manutenzione del bosco.
L'istituto IVALSA del C.N.R. affronta queste tematiche con particolare attenzione alle specie arboree locali.
In Toscana, la produzione legnosa proviene per lo più da boschi cedui, in cui la rinnovazione degli alberi è affidata alle ceppaie rimaste dopo il taglio (riproduzione agamica), e solo in misura minore da fustaie, in cui la riproduzione avviene tramite piantagione o da seme.
Il bosco ceduo produce soprattutto legname da ardere o da paleria, visto che generalmente non raggiunge le dimensioni minime per la lavorazione a sega.
Il limite dimensionale per la segagione è quello che identifica il legname di piccole dimensioni e di scarso valore: diametro minimo in punta di 13 cm e lunghezza di 1 m.
La realtà commerciale impone, al di là delle definizioni, un diametro mediano di 22 cm.
Anche questo tipo di produzione legnosa è in costante crescita: la ricerca si è indirizzata verso lo studio delle possibili tecnologie che possano trovare un riscontro industriale, in modo da avviare una produzione su larga scala di manufatti costituiti da questo tipo di legname, a fronte di una massiccia quantità di legno importato dall'estero.

Localizzazione del problema: il castagno
Il castagno costituisce una delle risorse più importanti del patrimonio forestale italiano e toscano sia per estensione che per quantità di legname prodotta.
Sulla base dei dati dell'Inventario Forestale Regionale della Toscana, la forma di forestazione prevalente nella regione è rappresentata dal ceduo semplice, con quasi 102.624 ettari, pari al 58% del totale.
Limitata è invece la presenza di fustaie: poco più 9.000 ettari di formazioni forestali irregolari e di cedui in conversione, pari a circa il 5% del totale.
La caratteristica forse più rilevante del castagno, se confrontato con altre specie legnose utilizzabili in analoghi impieghi, è la sua buona resistenza naturale nei confronti degli attacchi di organismi xilofagi: per questo motivo può essere utilizzato per realizzare manufatti da esterno anche a contatto del suolo.

Evoluzione del progetto
Sulla base di queste premesse – che oltre al valore conoscitivo hanno assunto il ruolo di definizione del campo d'azione –, sono state sviluppate due ipotesi basate sullo stesso tema la cui sorte è stata decisa, di fatto, dalla ditta costruttrice.
La prima ipotesi è caratterizzata da linee più articolate, superfici senza intermediazione di luce passante e da profili curvi su due piani diversi.
La complessità della forma, tuttavia, avrebbe richiesto degli investimenti troppo onerosi per pensare di proporla ad un prezzo accessibile alle amministrazioni comunali.
È stata quindi trasformata in banco di prova formale e tecnologico immaginandola costruita con i sistemi – attualmente in fase di sperimentazione – del legno liquido e della saldatura del legno.
Si è deciso allora di puntare a un'ipotesi di realizzabilità solo per la seconda ipotesi studiandone la tecnologia con i mezzi attualmente a disposizione dell'industria di settore e cercando di economizzare e rendere il progetto congruente alla produzione locale di legno.
In altre parole si sono applicati i filtri di fattibilità economica propri del design industriale.
Ne è risultata una panchina più razionale dal punto di vista costruttivo e caratterizzata da una sorta di estetica wireframe, semitrasparente.
I braccioli a onda si ripetono uguali fino a terra, dove sono collegati da un elemento curvo, anch'esso a contatto col suolo.
Si alternano, in basso, ad elementi di collegamento che garantiscono la continuità del materiale; mentre, nella parte superiore, si alternano ai correnti dello schienale disposti obliquamente rispetto alla verticale per ottenere la necessaria inclinazione.
La seduta, che si va a inserire lateralmente tra due braccioli, è stata pensata composta da due elementi portanti a sezione variabile e da un piano costituito da tavolette parallele.
Il continuo confronto con gli interlocutori tecnici e scientifici, l'istituto IVALSA del C.N.R. e la ditta Tecnolegno Fantoni, ha prodotto numerosi aggiustamenti di rotta e modifiche ai vari elementi della panchina, pur senza stravolgerne i presupposti.
La necessità di contenere i costi ha imposto la riduzione del numero di pezzi componenti.
La curva a onda dei braccioli – inizialmente estesa per tutta la sua lunghezza –, si è interrotta a 90 millimetri dal limite posteriore dei braccioli stessi raccordandosi a una parte dritta.
Questo ha consentito di uniformare i quattro correnti dello schienale rendendo ortogonale l'incastro col bracciolo e non più modellato su una curva.
La scelta di utilizzare legname di piccole dimensioni e di provenienza locale, segnatamente toscana, ha comportato altri cambiamenti al disegno.
Inizialmente erano stati previsti elementi di spessore 50 mm.
Considerando il margine richiesto dalla prima piallatura, sarebbero state necessarie delle tavole grezze spesse almeno 55-60 millimetri, dimensioni che non rispecchiano la normale produzione di legname toscana.
I componenti sono stati ridotti fino a uno spessore di 35 millimetri, ottenibili da tavole grezze di spessore 40 mm.
La conseguenza è stata, a parità di dimensioni, l'aumento del numero dei braccioli e dei relativi elementi di collegamento che, esteticamente, ha prodotto un infittirsi della trama di pieni e vuoti.
L'assemblaggio è stato realizzato tramite sovrapposizione di elementi collegati da barre filettate di acciaio inossidabile.
Questo metodo costruttivo ha permesso di limitare in maniera significativa l'utilizzo della colla, che si è resa necessaria solo per la costruzione della trave anteriore di sostegno della seduta, a sezione variabile, e per il collegamento delle tavolette che costituiscono la seduta alla struttura portante, ulteriormente fissate con viti d'acciaio inossidabile.
La colla poliuretanica monocomponente utilizzata, pur presentando un certo grado di tossicità allo stato liquido, diventa inerte e tossicologicamente non pericolosa allo stato secco.
È inoltre possibile bruciare legno incollato con questo tipo di adesivo in un qualsiasi inceneritore controllato.
La panchina appoggia direttamente a terra con due braccioli e un corrente di collegamento.
Gli elementi a contatto col suolo sono stati previsti come pezzi di sacrificio, ovvero sostituibili dopo circa 5 anni.
Vale la pena ricordare come la causa principale di deterioramento di una panchina non sia da ricercare nel decadimento dei materiali con cui è stata costruita, ma nei danneggiamenti conseguenti ad azioni vandaliche.
L'ancoraggio a terra è stato realizzato con una vite automordente a scomparsa.
Per la verniciatura è stato scelto un impregnante ad acqua non tossico, contenente una quantità di resina inferiore al 12%.
Questo tipo di vernice, applicabile a pennello o a bagno, è antifunghi e antimuffa, risultando adatta per l'utilizzo esterno.
La pigmentazione ottenuta a partire dall'ossido di ferro consente di ottenere una gamma di colori, oltre al tradizionale trasparente, che mantiene ben visibile la venatura del legno.
Gli spigoli vivi sono stati lavorati con la tecnica della "rottura dell'angolo", condizione minima per rientrare nella normativa sulla sicurezza.
Il piano di seduta è inclinato di circa 5° rispetto al piano orizzontale sia per motivi di carattere ergonomico che per far defluire eventuale acqua, mentre lo schienale è inclinato di circa 10° rispetto al piano della seduta.


Il testo e le immagini riportati sono tratti dalla tesi di laurea del 19 aprile 2004 di Bernardo Monti, Xilofanes. Progetto di panchina; relatore prof. Lino Centi, correlatori Michele Brunetti e Michael Ribardiere, Dipartimento di Tecnologie dell’Architettura e Design "Pierluigi Spadolini" (TAeD), Facoltà di Architettura di Firenze, a.a. 2002-'03.


Bernardo Monti
bernardomonti@centonuvole.com

Istituto I.V.A.L.S.A.
www.ivalsa.cnr.it

Tecnolegno Fantoni
www.tlf.it

Testo: 
Bernardo Monti 
I.
II.
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IV.
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VII.
VIII.
IX.
X.
XI.


ha collaborato:
Eneko Aransay Ros


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