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 FARE MONDI A VENEZIA
 La Biennale di Venezia 53. Esposizione Internazionale d'Arte 2009


a cura di Gabriella Masiello

La Biennale di Venezia 53. Esposizione Internazionale d'Arte ha aperto i battenti lo scorso 5 giugno. La manifestazione, che si concluderà il 22 novembre 2009, collega in un'unica mostra le sedi espositive del rinnovato Palazzo delle Esposizioni della Biennale (Giardini) e dell'Arsenale riunendo più di 90 artisti da tutto il mondo oltre ad un nutrito calendario di eventi collaterali.
Fra le novità di quest'anno figurano: all'Arsenale l'ingrandimento del Padiglione italiano che adesso ha assunto la denominazione di Padiglione Italia, ai Giardini l'ex Padiglione Italia, ribattezzato Palazzo delle Esposizioni, che sarà aperto tutto l'anno per ospitare mostre ed eventi, e la riapertura dopo dieci anni di una prima parte della biblioteca dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC).
È inoltre dedicata al vetro artistico veneziano la mostra che ha luogo al Padiglione Venezia, intitolata ...fa come natura face in foco.
A Venezia, infine, apre completamente rinnovata la sede storica della Biennale, Ca' Giustinian (a San Marco), che sarà una "casa aperta" alla cittadinanza.

Con il titolo Fare Mondi / Making Worlds / Bantin Duniyan / Weltenmachen / Construire des Mondes / Fazer Mundos… il direttore di questa edizione, David Birnbaum, esprime il desiderio di sottolineare il processo creativo perché un'opera d'arte è una visione del mondo.
Fare Mondi declina tutte le forme artistiche installazioni, video, film, sculture, pittura, disegno, performance ed anche una parata. La pittura nel suo senso più ampio ed il ruolo dell'immaginario astratto sono indagati da artisti di diverse generazioni inclusi quelli che non si definiscono pittori.

Per Achille Bonito Oliva fare arte per Fare Mondi è un tema ben posto. Questo è la funzione dell'arte ed il destino dell'artista, avere e dare una visione alternativa, un'immagine nuova delle cose ed esprimere un'istanza di rinnovamento. Ma non solo, Fare Mondi può anche essere letto come una variante di architettare spazi, per esempio spazi di riflessione nel senso letterale del termine, come nell'opera Seventeen Less One di Michelangelo Pistoletto all'Arsenale dove diciassette grandi specchi, di cui solo due intatti, moltiplicano e circondano lo spazio e gli spettatori in una coreografia di immagini riflesse di intensa suggestione e dove per un attimo si può temere di non essere riflessi come nelle storie di vampiri…

Anche l'artista brasiliana Lygia Pape dialoga con uno spazio che sembra reinventato da raggi di luce tesi attraverso l'invisibile. Al tempo stesso intima e solenne Ttéia 1c, scultura realizzata con fili di rame e d'oro, evoca contemporaneamente l'imprevedibilità della folgore e la nitida messa a fuoco di un progetto poetico. Come quello dell'artista del Padiglione cileno Ivan Navarro che chiama Death Row, raggio della morte, la sua sequenza di porte dal profilo illuminato con i colori dell'iride da tubi al neon che formano una scala cromatica splendente nel buio che affascina ed inquieta come il passaggio ad un'altra dimensione. Anche l'altra parte della scultura, un pozzo oscuro rischiarato dalla scritta Bed che si riflette all'infinito verso un fondo di cui non si intuisce la fine, provoca quasi un senso di vertigine.

Sempre all'Arsenale Aleksandra Mir gioca invece sul filo dell'ironia con un allestimento costituito da pacchi di cartoline a disposizione del pubblico come multipli d'arte. Le cartoline con la scritta Venezia sono però stampate con le immagini di tutti i luoghi più o meno turistici del mondo, tranne Venezia.
La forza del colore puro e semplice, quasi saturo, sale in cattedra con l'opera di Cildo Meireles. L'artista brasiliano ha realizzato Pling Pling, un allestimento che ricalca la scala cromatica della luce visibile attraverso una serie di stanze comunicanti, ognuna completamente dipinta, dal pavimento al soffitto, di un colore diverso. In ogni stanza, che lascia intravedere quella successiva, è appeso un monitor che riporta il colore complementare. Il percorso, che può essere effettuato nei due sensi, dal rosso al viola e viceversa fa percepire allo spettatore, come in un rito di passaggio, le influenze che diversi ambienti cromatici possono esercitare sul nostro tono emotivo.

Per quanto riguarda il Palazzo delle Esposizioni stupisce immediatamente la grandiosità e la leggerezza di Ich mache einen Spiegel Dream Part 4 dell'artista argentino Tomas Saraceno, un'installazione architettonica che unisce la delicatezza della tela di ragno o del soffione, alla solennità delle costellazioni; fili tesi come raggi cosmici tessono uno spazio che rimane comunque attraversabile e trasparente.

Vertiginoso impatto visivo anche per Was du liebst, bringt dich auch zum Weinen, l'allestimento della caffetteria trasformata in opera d'arte dall'artista tedesco Tobias Rehberger. Forme geometriche dai colori brillanti, quasi fosforescenti si stagliano su strisce bianche e nere dall'effetto Optical, che spezzano e ridefiniscono lo spazio. L'intervento si ispira al dazzle, tecnica pittorica utilizzata sulle navi da guerra.
Non manca di inquietare poi quel giardino di sculture floreali ispirato alla fantasia visionaria delle fiabe nordiche e realizzato insieme a tre film dalla giovane artista svedese Nathalie Djurberg.

Fra i Padiglioni delle partecipazioni estere ai Giardini è da non perdere la Russia che intitola il suo intervento Victory over the Future dove è allestita una delle opere più intense della Biennale, Rain Theoreme dell'artista ceceno Alexey Kallima. Si tratta di un'opera video che proietta in bianco e blu sulle pareti le immagini ed il fragore delle voci di una folla di emigrati in abiti sportivi, allo stadio. Visibile solo alla luce nera, la folla scompare quando improvvisamente si accende la luce e arriva il silenzio.
Anche il racconto illustrato del susseguirsi delle ere storiche o fantastiche del mondo di Pavel Pepperstein colpisce per la forza poetica e la ricchezza immaginativa.
Ambiente claustrofobico ed ossessivo invece per Art Life or The Torments of Creation, l'allestimento di Gosha Ostretsov che ricrea col legno grezzo un interno abitato da un manichino che ripete all'infinito lo stesso segno sulla scrivania mentre il telefono continua a squillare.

All'algido Bruce Nauman, chiamato a rappresentare gli Stati Uniti d'America, la realtà ed i luoghi delle nostre azioni quotidiane appaiono inquietanti, dissezionati nella loro ripetitività. Come le scritte luminose che cambiano, ma si ripetono, attorno al perimetro dell'edificio. All'interno dei Topological Gardens, opere al neon, sculture in gesso e cera di mani e teste, e l'elemento acqua, il cui suono si propaga per tutto l'ambiente, sottolineano la relazione fra spazio interno ed esterno.

Anche il Padiglione della Polonia creato da Krzysztof Wodiczko riserva un'esperienza che richiama questa relazione, infatti lo spazio chiuso viene aperto da video che simulano vetrate, anche sul soffitto, da cui entra la luce. Ma attraverso queste finestre immaginarie appaiono sfocate ed indefinite alcune figure di lavavetri, immigrati che puliscono quei vetri che ci separano da scomode realtà. Ospiti / Guests / Goscie riflette la condizione di disagio sociale e di spaesamento di chi è condannato a rimanere perennemente un ospite.

Di tutt'altro segno ed atmosfera è il Padiglione del Brasile immerso nella luce che esalta i magnifici colori degli arazzi di Delson Uchôa. Trame complesse e vibranti, realizzate con un accumulo quasi ossessivo di gesti, motivi, collage, strati di colore, ricreano un mondo astratto ma familiare che rende universale il linguaggio della cultura locale. Anche le fotografie di Luiz Braga dialogano con la luce ed i colori dell'Amazzonia creando una sorta di diario sui paesaggi, sugli abitanti e sulla vita di quel mondo.

Leggermente monumentale / Lightly monumental recita il Padiglione dell'Egitto che si confronta con le impetuose trasformazioni e la smaterializzazione proprie della cultura moderna in contrasto ad un passato fatto di imponenti opere collettive. Ahmad Askalany con la leggerezza e la fragilità di un materiale povero come la paglia sottrae con ironia peso, durezza e superbia alla sue eleganti sculture mentre Adel El Siwi esplora con intensa ma raffinata forza espressiva cosa si cela dietro al mistero del volto e del corpo.

La Giuria ha deciso di attribuire nel modo seguente i premi ufficiali della 53. Esposizione Internazionale d'Arte: Leone d'Oro per la migliore Partecipazione Nazionale agli Stati Uniti d'America (Padiglione ai Giardini) con Bruce Nauman: Topological Gardens.
Leone d'Oro per il miglior artista a Tobias Rehberger: Was du liebst, bringt dich auch zum Weinen (Germania, al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini).
Leone d'Argento per il più promettente giovane artista a Nathalie Djurberg: Experimentet (Svezia al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini).
Menzione speciale assegnata a Lygia Pape: Ttéia 1, C (Corderie dell'Arsenale).
Sono stati inoltre consegnati i Leoni d'Oro alla carriera a Yoko Ono e John Baldessari.



53. Esposizione Internazionale d'Arte. Fare Mondi
dal 7 giugno al 22 novembre 2009
Sedi espositive
Venezia: Giardini / Arsenale
Orario h. 10 - 18
Giardini chiuso il lunedì / Arsenale chiuso il martedì

Biglietterie
Giardini – Arsenale (Tana, Vergini)
Orario: h. 10 – 17.30
Ca' Giustinian (S. Marco 1364/A)
Orario: dal lunedì al venerdì h. 10 - 18 / sabato 10 - 13
www.labiennale.org/it/arte
a cura di:
Gabriella Masiello

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Ha collaborato:
Umberto Rovelli