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 54. BIENNALE DI VENEZIA - ILLUMINAZIONI
 Esposizione Internazionale d'Arte 2011


a cura di Gabriella Masiello

Attraverso una selva di pennoni bianchi piantati obliquamente dell'artista marocchina – che vive e lavora in Svizzera – Latifa Echakhch si intravede la scritta blu ILLUMInazioni dell'artista Josh Smith dipinta sulla candida facciata del Padiglione Centrale «infestata» dai piccioni imbalsamati di Maurizio Cattelan. È questo il titolo scelto dalla curatrice Bice Curiger per la 54 Biennale di Venezia.
ILLUMInazioni si incentra sulla luce, un tema classico dell'arte e della città di Venezia. Il finto suffisso «nazioni» si estende non solo alla realtà della dimensione sociopolitica, e alla Biennale di Venezia con i suoi padiglioni nazionali, ma anche al potenziale, proprio dell'arte, di sperimantare nuove forme di comunità e contatti.

Parlare di nazioni implica anche parlare di confini e frontiere, come mostra Omer Fast nei suoi sconcertanti lavori cinematografici, o Sigmar Polke che in Polizeischwein si prende gioco di una guardia di frontiera.
Un altro territorio di frontiera sotto i riflettori di ILLUMInazioni è quello fra modernità e storia passata, infatti incutendo un certo timore reverenziale, troneggiano nel Padiglione Centrale tre opere del Tintoretto, il pittore della luce, la cui arte sotto molteplici aspetti appare eterodossa e sperimantale, tanto che una delle tre opere è stata a lungo rifiutata dal committente dell'epoca proprio per l'ardito uso della luce.
Alcuni degli artisti in mostra si ispirano al Tintoretto nelle loro opere, come Christopher Wool, Nicholas Hlobo che cita La creazione degli animali, Monica Bonvicini che rielabora la scalinata della Presentazione della vergine e James Turrell che riprende i cromatismi del Maestro. Un altro omaggio alla storia dell'arte viene realizzato da Urs Fischer con la riproduzione in cera, una colossale candela destinata a fondersi lentamente fino alla fine della mostra, del Ratto delle Sabine del Giambologna.
Ancora una citazione alla retorica della storia patria la fornisce Karl Holmqvist con il modello del palazzo della Civiltà di Roma che reca la famosa scritta «Un popolo di poeti di artisti di eroi…».

Al tema della luce si riferiscono Philippe Parreno e Jack Goldstein e tutti quegli artisti che utilizzano i mass-media e le installazioni video come Pipilotti Rist che propone tre installazioni video come quadri di vedute veneziane che cambiano colore continuamente mentre sullo sfondo del cielo scorrono immagini e figure in movimento ora fantastiche ora paurose, e Christian Marclay che con la splendida installazione The Clock, realizzata montando spezzoni di film dove il tempo che scorre è segnato da un orologio presente nella scena, vince il Leone d'Oro come migliore artista.
Dall'oscillazione fra oscurità e luce, dell'artista visiva Shadia Alem in collaborazione con la scrittrice Raja Alem che rappresentano l'Arabia Saudita, si materializano le affascinanti visioni del Black Arch un rispecchiarsi ideale fra due città, Venezia e La Mecca.

Naturalmente non poteva mancare la fotografia con Luigi Ghirri, Annette Kelm e Elad Lassry.
Molti artisti in mostra si confrontano invece con l'immaginario popolare, ai suoi miti e leggende, ed alla cultura di massa come Llyn Foulkes che sovrappone la figura di Topolino a quella del presidente George Washington.
Anche il tema delle origini e della familiarità viene affrontato per esempio da Song Dong che espone i mobili della casa dei suoi genitori e che installa una serie di vecchi armadi con ante e specchi presi dalle case popolari cinesi. Oppure da Franz West che ricostruisce all'Arsenale la sua cucina viennese e da Cindy Sherman che ritrae una strana famiglia di figure femminili come in un affresco.
Alla familiarità con l'arte può riferirsi Norma Jeane allonimo dietro cui si nasconde un artista o un collettivo che mette a disposizione del pubblico, per realizzare creazioni estemporanee, un blocco di plastilina nei colori bianco, rosso e nero della bandiera egiziana.
Accanto al tema della familiarità si contrappone il tema dell'estraneità alla cultura dominante per esempio con l'artista etiope Gedewon (1939-1995) che crea raffinate composizioni di ispirazione religiosa e sciamanica, vere opere taumaturgiche.
In zona Arsenale ma all'esterno si incontra The Geppetto Experience una balena spiaggiata a grandezza naturale di Loris Gréaud dove rivivere la favola di Pinocchio entrando nel suo ventre. Oppure si può passeggiare intorno alle basse nuvole bianche che fanno parte del raffinato Padiglione della Repubblica Popolare Cinese. Un acceso cromatismo caratterizza le sculture di Katharina Fritsch, oggetti religiosi come enormi souvenir fluorescenti.
All'inteno dell'Arsenale nel Padiglione dell'Argentina invadono lo spazio le monumentali sculture in argilla di Adrián Villar Rojas ispirate a racconti di fantascienza.

Insomma tanti «piccoli fuochi» per la Biennale dell'era della crisi, con uno sguardo al passato, priva di eccessi, ma non memorabile.

PADIGLIONE ITALIA ARSENALE
Una serie di sculture da Vangi a Vanessa Beecroft accolgono e rassicurano il visitatore che si avvicina al tormentato Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi, al centro da giorni di numerose polemiche. Si sono sprecati termini quali bazaar, marasma, mercato e quant'altro per descrivere un Padiglione stipato di quadri esposti in doppia e tripla fila, sculture, scritte, installazioni varie riunite dal titolo L'Arte non è Cosa Nostra. Una scelta provocatoria nei confronti delle varie mafie, anche quelle del sistema arte, al quale Sgarbi con la chiamata ad invito degli artisti da parte di intellettuali ha voluto sottrarsi.
Il risultato è contraddittorio, la prima impressione non è favorevole, ci si sente quasi sopraffatti da tante opere di tempi, ispirazioni, qualità, stili, tendenze così diverse fra loro senza alcun tipo di percorso.
Tanto figurativo, che forse non casualmente riemerge nella patria della pittura e del fare forma, disorienta ma allo stesso tempo lascia anche una sensazione di caos fecondo, a tratti fastidioso, discutibile, ma che riverbera la profonda complessità della realtà italiana.
Fra gli artisti più noti Carla Accardi, Valerio Adami, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Gillo Dorfles, Pablo Echaurren
(1), Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Luigi Ontani, Gaetano Pesce, Michelangelo Pistoletto, Rabarama.

GIARDINI
Altra aria si respira ai Giardini dove fra le opere più potenti e suggestive si profilano senz'altro i Mari Verticali di Fabrizio Plessi nel rinnovato Padiglione Venezia, dove su una serie di imbarcazioni nere conficcate su basi verticalmente scorrono immagini video di acque in movimento con i loro suoni.
E ancora mari evocati ma orizzontali per il luminoso Padiglione Grecia di grande essenzialità e purezza (Diohandi).
Di grande impatto anche il Padiglione Francia di Christian Boltanski dove su un'ordinata selva di tubi cromati si srotolano immagini di neonati, una Chance del destino.
Cupo ed inquietante il Padiglione Germania che vince il Leone d'Oro. Una soffocante ricostruzione dell'interno di una chiesa di Christoph Schlingensief mette un scena la sua battaglia contro la malattia.
Pieno di salute è invece il Padiglione USA che celebra ironicamente la Gloria dello sport e della guerra con una performance atletica ad opera della coppia Allora & Calzadilla.
Il Padiglione Ungheria, immerso in una luce rossa dà una sorprendente interpretazione di un'intervista su un incidente stradale cantata come un'opera lirica fra dramma ed ironia (Hajnal Németh).
Thomas Hirschorn nel Padiglione Svizzera raduna un'impressionante parata di oggetti che affollano il nostro quotidiano per creare una forma che induca nuovi modi di pensare.
Dal Padiglione Danimarca scaturisce Speech Matters una sorta di indagine polifonica su un importante e complesso tema sociale e politico: la libertà di parola.
Dal Belgio Angel Vergara presenta Feuilleton, un affascinante progetto ispirato ai sette vizi capitali realizzato attraverso riprese, frammenti di interviste, telegiornali, su cui si sovrappongono disegni e segni grafici.
Dora Garcia che rappresenta la Spagna propone Lo Inadecuado una performance dove lo spazio espositivo, il pubblico ed il contesto culturale diventano protagonisti.
Una mostra mai realizzata dello scultore Dominik Lang con il padre artista (Jirí Lang) è la proposta delle Repubbliche Ceca e Slovacca.
Il Padiglione Russia presenta accanto alle sinistre scaffalature in legno dove dormivano i deportati dei Gulag (Andrei Monastyrsky), le fotografie di Collettive Actions un gruppo di arte partecipativa.
Vitali ed ironici i murales (Francisco Bassim) del Padiglione Venezuela che presentano anche una raffinata struttura geometrica che si snoda, immacolata, lungo le pareti progettate da Carlo Scarpa (Yoshi).
Infine per la Corea, Lee Yongbaek, noto in patria come videoartista, usa immagini di fiori per nascondere come in uno stereogramma, realtà inquietanti come la guerra.

PREMI GIURIA
La Giuria della 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – composta da Hassan Khan (Presidente, Egitto) e da Carol Yinghua Lu (Cina), Letizia Ragaglia (Italia), Christine Macel (Francia) e John Waters (USA) –, ha deciso di attribuire i seguenti premi ufficiali:

  • Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Germania: Christoph Schlingensief (Padiglione ai Giardini), Commissario Susanne Gaensheimer.
  • Leone d’oro per il miglior artista di ILLUMInazioni a Christian Marclay (Stati Uniti, 1955) che espone The Clock (2010) alle Corderie dell’Arsenale.
  • Leone d’argento per un promettente giovane artista di ILLUMInazioni a Haroon Mirza (Gran Bretagna, 1977) le cui opere sono esposte alle Corderie dell’Arsenale e al Padiglione Centrale, Giardini.

  • La Giuria ha assegnato anche due menzioni speciali al Padiglione della Lituania, Behind the White Curtain di Darius Mikšys, Commissario Kestutis Kuizinas e all’artista Klara Lidén (Svezia, 1979) che espone all’Arsenale con Untitled (Trashcan) 2011.

    Sono stati inoltre consegnati i Leoni d’Oro alla carriera attribuiti dal CdA della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta della Direttrice Bice Curiger a Sturtevant e Franz West.



    54. Esposizione Internazionale d'Arte. ILLUMInazioni
    dal 4 giugno al 27 novembre 2011
    Sedi espositive
    Venezia: Giardini / Arsenale / Varie sedi nella città
    Orario h. 10 - 18
    Chiuso il lunedì (escluso lunedì 6 giugno, 15 agosto, 31 ottobre e lunedì 21 novembre 2011)

    Biglietterie
    Giardini – Arsenale (Campo della Tana e Ponte dei Pensier)
    Orario: h. 10 – 17.30 (Giardini - Arsenale) | h. 10.00 - 17.0 (Ponte dei Pensieri)
    www.labiennale.org/it/arte

    (1)
    Pablo Echaurren in realtà, ha quasi immediatamente richiesto alla Direzione della Biennale di Venezia il ritiro della sua opera (Finché morte non ci unisca) in quanto: «presa visione dell'allestimento del Padiglione Italia, ritengo che i criteri adottati nel presentare al pubblico i lavori siano lesivi e offensivi della dignità degli artisti. Mi riferisco in particolare alle opere affastellate su vari livelli in altezza, secondo modalità che ne rendono impossibile la lettura. Per questo motivo ho deciso di ritirare la mia opera. Laddove questa operazione non fosse immediatamente realizzabile per questioni tecniche, chiedo che il mio quadro venga coperto con un telo affinché risulti del tutto invisibile».


    a cura di: 
    Gabriella Masiello 

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    Ha collaborato:
    Umberto Rovelli