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 57. BIENNALE DI VENEZIA - VIVA ARTE VIVA
 Esposizione Internazionale d'Arte 2017


a cura di Gabriella Masiello

Quest'anno la 57. Esposizione Internazionale d'Arte "Viva Arte Viva" offre un percorso espositivo, con la cura di Christine Macel, che si sviluppa intorno a nove capitoli o famiglie di artisti, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri universi che si snodano dall'Arsenale fino al Giardino delle Vergini. 120 sono gli artisti partecipanti, provenienti da 51 paesi; di questi 103 sono presenti per la prima volta nella Mostra Internazionale del curatore.
"L'arte e gli artisti", come sottolineato dalla curatrice, "vengono collocati al centro della Mostra che inizia da un'indagine sulle loro pratiche e il modo di fare arte, tra ozio e azione, tra otium e negotium".

 I. Il Padiglione degli artisti e dei libri

Si aprono le danze con Il Padiglione degli artisti e dei libri e affacciandosi dietro le candide colonne della facciata del Padiglione Centrale, Sam Gilliam ci accoglie con un nuovo Drape dipinto con i tre colori primari dominati dal blu in omaggio a Yves Klein. E il colore della calma e della profondità sembra aver ispirato l'opera Artist at Work di Mladen Stilinovic, che predicava la pigrizia come condizione necessaria dell'essere artista e anche per questo si fa ritrarre disteso; al contrario l'atmosfera lavorativa impregna la sala Chini che per sei mesi è stata traformata nello studio di Dawn Kasper impegnata in performance e scambi con il pubblico. Questa operosità si concretizza in veri e propri manufatti invadendo la sala successiva dove Green light - An artistic workshop di Olafur Eliasson, artista dalla luminosità di prima grandezza, colonizza gli spazi con un vero e proprio laboratorio al contempo artistico e politico, dove vengono realizzate e assemblate da immigrati e rifugiati delle lampade modulari dalla luce verde. I tavoli di lavoro, dove vengono anche consumati i pasti in comune, annullano le gerarchie, creano aggregazione e sviluppo sostenibile, oltre a un forte senso di apertura verso la sfera pubblica.
Sullo sfondo del laboratorio Edi Rama, che seguendo il percorso inverso da, artista è in seguito diventato primo ministro dell'Albania, continua l'esperienza felice del disegno che va a tempestare la carta da parati. Anche Petrit Halilaj sceglie la carta da parati per raccontare la dimensione dei primi libri ricchi di immagini affettuose che accompagnano l'infanzia dalla cameretta alla scuola.
Invece Franz West sceglie la riflessione, la lettura e la musica e si fa sempre fotografare nella dimensione più privata e rilassata, sdraiato sul divano o sul suo letto. Anche Frances Stark si autoritrae distesa tra simboli di cultura di massa. Con ostinata laboriosità come pratica quotidiana, l'artista cinese Geng Jianyi colora e interviene ossessivamente su libri aperti mentre per Liu Ye i libri sono storia dell'arte e della letteratura chiusi e capovolti, icone classiche tutte da scoprire. Anche l'opera di John Latham si avventa sui libri trasformandoli in sculture sospese, da oggetti del desiderio a bersaglio di pulsioni distruttrici. Oltre l'universo cartaceo concreto, i dipinti astratti dell'afroamericano McArthur Binion nascondono e velano tracce della sua identità costituita da elaborazioni ossessive di suoi certificati personali.
Fra cultura, coltura e consumismo si colloca ironicamente Raymond Hains con l'installazione Les Jardineries du Sud che raggruppa su 3 carrelli da spesa computer, fotografie, attrezzi da giardinaggio, come pure il Supermarket di Hassan Sharif, un'installazione carica di merci, oggetti, libri. E sempre sul filo dell'ironia i quattro pannelli Study Art (for Profit or Hobby) di John Waters, spuntano un po' a sorpresa dagli angoli del Padiglione Centrale, come avvisi ai naviganti, a suggerire quali potrebbero essere i motivi sbagliati per studiare arte.

 II. Padiglione delle Gioie e delle Paure (forse più paure che gioie)

L'opera di Hajra Waheed si incentra sul dramma dell'immigrazione che molto spesso finisce in tragedia con la scomparsa di innumerevoli persone. Le sue cartoline evocano il mare che si è richiuso silenziosamente su queste vite. Dalla Siria a Berlino Marwan ci colpisce con i suoi volti tormentati, come A Light, di anime ferite mentre Luboš Plny ossessionato dal corpo umano disegna, incolla, assambla con colori e grafiche vivide, organi, maschere ed eventi personali creando inquietanti mappe anatomiche. La fragilità e l'incomunicabilità della condizione umana e ancor più di quella femminile emerge da Kiki Smith che crea le sue ieratiche figure su delicata carta nepalese o su vetro. Anche le intense opere su carta e i dipinti di Firenze Lai trasmettono un senso di solitudine, disagio, ambiguità. Nel poetico video Lake Valley, con immagini ricavate da libri di favole dell'Ottocento, Rachel Rose ci introduce in un mondo disegnato come una fiaba o un fumetto, in forma fantastica e onirica, dove uno strano e mutevole animale domestico, incrocio tra un cagnolino e una volpe, appartenente a una bambina si allontana da casa vivendo avventure e spaventi dove tutto può continuamente trasformarsi e mutare di forma e significato. Ed infine è affascinante fermarsi davanti al video Suspension di Sebastian Diaz Morales in perenne e incontrollabile fluttuazione, un uomo sospeso nello spazio mutevole riassume mirabilmente il senso di impotenza e precarietà che caratterizza la condizione umana tra paure e desideri.

 III. Padiglione dello Spazio Comune

Inaugura il percorso dell'Arsenale, il Padiglione dello Spazio Comune dove David Medalla coinvolge i visitatori a cucire qualcosa di personale sulla sua opera maggiore, A Stitch in a Time, una tela sospesa che porterà su di sé reperti vari di vite di passaggio. Opera di cucito e delicata cura anche per l'installazione The Mending Project di Lee Mingwei che fa partire da rocchetti attaccati al muro, fili colorati verso abiti strappati da riparare. Mentre Rasheed Araeen con Zero to Infinity, invita a spostare e ricreare nuove combinazioni a partire dai suoi poliedri colorati, Martin Cordiano, con Common Places, sembra aver tagliato alla base alcune case che contengono sfere colorate interrogandosi sul nostro rapporto con lo spazio e il mondo esterno.

 IV. Il Padiglione della Terra

Il Padiglione della Terra ricorda l'artista inuit Kananginak Pootoogook, che con l'immediatezza e la pulizia della sua opera grafica narra e ci fa comprendere le violente intrusioni subite dal mondo indigeno per la rapacità dall'uomo bianco. E sono delle colonne di sale e di litio estratte in Argentina quelle che si elevano enigmatiche nell'elegante installazione Future Fossil Spaces di Julian Charrière a ricordarci lo sfruttamento eccessivo delle risorse minerarie del pianeta. Anche il notevole e complesso progetto di Thu Van Tran si riferisce alle foreste di hevea sfruttate intensamente dalla Michelin in Vietnam. E sempre a proposito di natura e industria Michel Blazy da una parte sembra voler ricreare la vita facendo crescere delle piante in un prodotto industriale come le scarpe da ginnastica, e dall'altra mostrare la distruzione attraverso lo sgocciolio dell'acqua su una colonna di giornali.

 V. Il Padiglione delle Tradizioni

Per Il Padiglione delle Tradizioni l'artista spagnola Teresa Lanceta, si concentra sull'arte tessile del XX secolo, ispirata dall'arte tradizionale marocchina creando manufatti di pregevole impatto cromatico. La coreana Yee Sookyung erige Translated Vases partendo da vasi coreani in ceramica spaccati e riassemblati (tradotti) in una scultura dall'eleganza inquietante. Francis Upritchard, dalla nativa Nuova Zelanda a Londra, riassume l'avvenuta contaminazione culturale, etnologica ed artistica nelle sue figure silenti e variamente abbigliate disposte come su un palcoscenico. Dalla Cina l'ossessione di Guan Xiao si concentra sul David con un video ironico e divertente dove l'icona riprodotta in svariate forme e dimensioni perseguita l'artista che ammette cantando di non sapere come guardarlo.

 VI. Il Padiglione degli Sciamani

Il Padiglione degli Sciamani allude alla prerogativa che può avere l'arte di curare l'anima e, il grande allestimento a forma di tempio-tendone fatto di rete colorata di Ernesto Neto dove entrare a piedi nudi, invita ad ascoltare parole edificanti. Younes Rahmoun, con l'installazione Taqiya-Nor, formata da berretti marocchini calzati su sfere luminose in numero di settantasette, come nel Corano i gradi della fede, vuole suscitare il risveglio da "ciò che è velato" alla "la luce". Invece Rina Banerjee immagina riti e mitologie esotiche o fantastiche realizzando sculture come feticci o totem di culti misteriosi.

 VII. Il Padiglione Dionisiaco

Il Padiglione Dionisiaco celebra il corpo femminile e la sua sessualità, e così Heidi Bucher ha solidificato ed esposto con ironia quello che era il corredo intimo da donna per sua natura delicato, erotico e fluido ma anche soffocante e repressivo. E coraggiosamente, l'artista libanese Huguette Caland esalta la vitalità e la sensualità del corpo femminile con orgoglio e senso dell'humor fin dagli anni Settanta a Beirut. Zilia Sanchez gonfia le sue tele fino a renderle tridimensionali, tessuti volanti che si tendono e concretizzano in forme fisiche, bianche astrazioni erotiche, come seni e fessure, geometriche e morbide allo stesso tempo. Oscurantismo e divieti sono alla base del lavoro di Maha Malluh che ha assemblato per l'installazione Food for Thought "Amma Baad" le registrazioni su cassette audio colorate, dei continui ordini e raccomandazioni impartite dai predicatori che relegano ancora le donne in una condizione di costrizione e repressione.

 VIII. Il Padiglione dei Colori

Apre Il Padiglione dei Colori l'estesa e bellissima opera tessile Bresil (Guarani) di Abdoulaye Konate realizzata col blu indaco di provenienza amazzonica che rimanda a problematiche di sfruttamento coloniale e lavorativo. E l'incanto della video installazione Balloons on the Sea di Hale Tenger, dove tra due fuochi dei palloncini colorati dondolano e poi scoppiano sull'acqua del Bosforo, si infrange alludendo alle tensioni politiche della Turchia. L'ossessiva ricerca della luce caratterizza l'opera di Riccardo Guarneri che coniuga questioni formali e plastiche a percorsi interiori dove il colore impera e inonda la tela. Ritmo, luce, spiritualità traspaiono dai dipinti di Giorgio Griffa, dove con leggerezza i colori si offrono con semplicità sulle tele.
Sheila Hicks, allieva di Josef Albers, allestisce una monumentale e allegra installazione costituita da fibre colorate, enormi balle dai colori saturi e dal forte impatto visivo quasi fossero gomitoli destinati a giganti, sempre in ambito tessile, Judith Scott crea con materiali di recupero una serie di sculture colorate ora rassicuranti ora inquietanti.

 IX. Il Padiglione del Tempo e dell'Infinito

Il Padiglione del Tempo e dell'Infinito trova il suo fulgido emblema nell'opera One Thousand and One Night di Edith Dekyndt che continuamente per sei mesi fa spazzare, da un performer immerso nel buio, la polvere sul pavimento seguendo un rettangolo di luce che si sposta impercettibilmente. Un lavoro infinito e ripetitivo e tuttavia mai lo stesso, dal tempo all'eternità. Infine sono disposte quasi come costellazioni nella raffinata installazione Square di Liu Jianhua, le calotte di porcellana dorata posate su piastre scure come fossero gocce di rilucente metallo solidificato.
All'esterno nel Giardino delle Vergini incontriamo Pars pro toto l'installazione di Alicja Kwade, una formazione di levigate sfere di pietra e marmo di varie dimensioni e colori che se sfiorate, e istintivamente viene voglia di farlo, generano suoni; mentre nelle Gaggiandre sembrano galleggiare le pietre posate su una base semisommersa realizzata da Kishio Suga nell'opera Law of Situation.

 X. Il Padiglione Italia - Il mondo magico

E ci inoltriamo nel Padiglione Italia intitolato Il mondo magico a cura di Cecilia Alemani con gli artisti Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey. Viene sinceramente voglia di chiamarlo più tragico che magico senza nulla togliere allo potenza e alla funzione della tragedia, tutt'altro. Un mondo oscuro dove realtà, incubo e smarrimento si fondono. Il nero impera e la luce è da obitorio. Per colpire, colpisce. Di certo non è un'operazione accattivante e che il mistero, la morte e lo strazio siano nostri compagni di viaggio purtroppo lo sappiamo. E uscire all'aperto una liberazione.

 XI. Padiglioni Esteri all'Arsenale

Tutt'altra atmosfera si respira nell'adiacente Padiglione della Repubblica Popolare Cinese vitale a tratti chiassoso, complesso. Continuum-Generation by Generation è votato alla collettività e alla continuità tra passato e futuro, tra tecnologia e artigianato poetico.
Tra gli altri Padiglioni esteri all'Arsenale segnaliamo la grande narrazione del panoramico video Emissaries di Lisa Reihana per la Nuova Zelanda tra colonialismo e tradizioni dei Maori, l'installazione di Bernardo Oyarzún per il Cile, che è costituita da maschere o messaggeri silenti, Werken, rappresentativi del popolo mapuche con i loro 6906 cognomi, per la Georgia Vajiko Chachkhiani che con Living Dog Among Dead Lions ha ricostruito una tipica casa del bosco dove incessantemente piove all'interno come nel mitico film Solaris di Andrei Tarkovskij ed infine per l'Argentina The Horse Problem l'enorme cavallo bianco che affiancato da una ragazzina riflette un'ombra frantumata ad opera di Claudia Fontes.

 XII. Passeggiando ai Giardini

Theatrum Orbis campeggia sulla facciata del Padiglione della Russia infatti Grisha Bruskin, Recycle Group, Sasha Pirogova con i compositori: Dmitri Kourliandski, Peter Aidu, Konstantin Dudakov-Kashuro hanno realizzato un'opera teatrale coinvolgente e sorprendente sulla follia della guerra e del controllo. Le pareti si animano in corsa circolare di figure, danze, battaglie, con riferimenti alla iconografia medievale e rinascimentale del fantastico, del folle, del terrore e dell'oscurità come perversa e terrorizzante è la guerra che ci circonda.
Gli Stati Uniti d'America si presentano con Tomorrow is Another Day / Domani è un altro giorno un grande allestimento policromo che allude alla fatica e alla speranza del soggetti più deboli di inserirsi e al coinvolgimento di Mark Bradford nelle tematiche sociali.
My Horizon di Tracey Moffatt chiamata a rappresentare l'Australia, fonde linguaggi cinematografici e fotografici invitandoci a guardare oltre l'orizzonte e a interrogarci su ciò che vediamo.
E sono colonne d'acqua improvvise come geyser quelle che irrompono all'esterno del Padiglione del Canada bagnando libri, secchi, assi e frammenti vari del racconto di Geoffrey Farmer: A way out the mirror.
La Repubblica Ceca e Slovacca si presenta con l'installazione Swan Song Now di Jana Zelibska dove enigmatici cigni luminosi posati su isolette blu sembrano alludere al simbolismo della femminilità di grazia, fragilità e bellezza ma anche all'artificialità e alla Pop Art.
La Repubblica di Corea con Counterbalance: The Stone and the Mountain, di Cody Choi e Lee Wan, si interroga sulla percezione del tempo e della cultura a seconda dei soggetti interessati. L'allestimento di orologi (Proper Time) e sculture (For a Better Tomorrow) misura e scandisce le diverse velocità dello scorrere del tempo.
Anche Israele con Sun Stand Still di Gal Weinstein propone una meditazione sul tempo e sulla natura, che fa fiorire veri arazzi di muffe alle pareti dell'intero Padiglione, ma anche una riflessione sulla storia e la mitologia del suo popolo.
Per la Germania Anne Imhof col suo allestimento, che ha vinto il Leone d'oro, ci fa camminare sul vetro come corpi sospesi creando ad ogni passo un vago spaesamento, senso di pericolo e incertezza come riflesso della condizione umana contemporanea.
Per la Gran Bretagna Phyllida Barlow ha invaso gli spazi con grandi e pastose sculture policrome realizzate con materiali comuni o riciclati nel Folly divertita e allegra parata di forme corpose.
Il profumo di legno che riveste con complesse architetture l'intero Padiglione della Francia ribattezzato Studio Venezia da Xavier Veilhan, ci accoglie come un avvolgente conservatorio naturale con strumenti e musicisti dove si produce davvero musica durante la mostra.
L'Ungheria fa rima con utopia Peace on Earth! è lo slogan che Gyula Várnai adotta osservando come le aspirazioni, gli strumenti e le finalità dedicate alla pace si modifichino nel tempo. Per la Grecia l'elegante, geometrica e rigorosa videoinstallazione narrativa Laboratorio dei dilemmi di George Drivas si riferisce sia al dramma dei richiedenti asilo che a un esperimento di biologia mai concluso sulla difficoltà dell'integrazione.
Infine la Romania dedica un tributo alla lunga carriera della poliedrica artista Geta Brătescu. Con Apparitions emergono la sua ricchezza e la sua libertà e fluidità espressiva capace di spaziare con grazia tra differenti temi e pratiche artistiche.

 XIII. Eventi collaterali e mostre in città

S'erge per venti metri di altezza, The Golden Tower, la torre dorata di James Lee Byars, installazione che è stata costruita nel 2017 con una squadra di doratori italiani e che si affaccia in uno spazio pubblico visibile anche dal vaporetto.

Campo San Vio
Dorsoduro

Si vedono dal vaporetto le due fotografatissime ed enormi mani bianche che spuntano fuori dall'acqua del Canal Grande per "sostenere" l'Hotel Ca' Sagredo. Support, è la monumentale installazione di Lorenzo Quinn che vuole porre l'attenzione sull'urgente problematica del riscaldamento globale e della tutela di Venezia.

Hotel Ca' Sagredo
Canal Grande

All'interno della Basilica di San Giorgio Maggiore la rilucente installazione circolare di specchi abbraccia, riflette e moltiplica l'architettura progettata da Andrea Palladio ma anche i visitatori alludendo alla tolleranza e alla creatività necessarie per comprendere la complessità del mondo globale. La ricca retrospettiva di Michelangelo Pistoletto prosegue all'interno degli spazi del monastero.

Isola di San Giorgio Maggiore
Basilica di San Giorgio Maggiore e Officina dell'Arte Spirituale

Sanlorenzo in collaborazione con Tornabuoni Arte organizzano un tributo ad Alighiero Boetti insieme alla Fondazione Giorgio Cini che ospita la mostra Alighiero Boetti: Minimum/Maximum a cura di Luca Massimo Barbero, con un progetto speciale sul tema delle fotocopie a cura di Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti.

Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio

La mostra Ettore Sottsass: il vetro, curata da Luca Massimo Barbero, intende analizzare in maniera esaustiva la produzione del designer italiano legata al vetro, un materiale che interessa Sottsass fin dagli anni quaranta.

Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio

L'artista irlandese Bryan Mc Cormack racconta l'odissea dei rifugiati con l'installazione Yesterday/Today/Tomorrow: Traceability is Credibility. L'artista, ha lavorato con centinaia di profughi di diverse nazionalità chiedendo loro di realizzare tre disegni distinti con delle penne colorate: uno della vita passata (Yesterday-Ieri), uno della vita presente (Today-Oggi) e uno di come si immaginano la vita futura (Tomorrow-Domani). I disegni così raccolti costituiscono dei "blocchi visivi" che formano il cuore dell'installazione.

Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio Maggiore, Sala Borges
www.cini.it

L'artista e compositore Samson Young prende in esame i "charity singles" che furono particolarmente in voga negli anni 80 e li analizza come "eventi" storici e momenti di trasformazione culturale. Strepitoso il video Songs for Disaster Relief, Hong Kong in Venice del coro quasi muto che li esegue.

Arsenale, Castello
2126 (Campo della Tana)

A Palazzo Mora, Palazzo Bembo e ai Giardini Marinaressa si può visitare Personal Structures - open borders la grande mostra organizzata dall'European Cultural Centre sempre molto ricca e articolata, con decine di artisti affermati ed emergenti. In particolare ai Giardini Marinaressa Carole Feuerman dissemina le sue sorprendenti sculture iperrealiste di bronzo dipinto che raffigurano bagnanti ora seducenti ora ingenue.

Giardini Marinaressa
Riva dei Sette Martiri

Vale la pena di visitare entro il 10 luglio 2017 la mostra site-specific The End of Utopia con i due artisti americani Jacob Hashimoto e Emil Lukas che hanno allestito con installazioni di aquiloni, carte volanti e sospese l'uno, e quadri-sculture, lenti e fili colorati l'altro, il seicentesco Palazzo Flangini.

Palazzo Flangini
Cannaregio 252

Alla Giudecca il Padiglione del Portogallo è superbamente allestito a Villa Hèriot dall'artista Josè Pedro Croft che ha realizzato l'installazione temporanea di sei sculture monumentali, alte circa otto metri, nel giardino della Villa, mentre al piano terra dell'edificio sarà invece allestita una sua mostra.

Padiglione del Portogallo
Giudecca

La Casa dei Tre Oci di Venezia ospita fino al 10 settembre 2017 LOST+FOUND l'universo surreale, dissacrante, barocco e pop di David LaChapelle. La coloratissima mostra ripercorre la carriera dell'artista statunitense, dai primi progetti in bianco e nero degli anni novanta fino ai lavori, solo a colori, più recenti, opere divenute in gran parte iconiche

Casa dei Tre Oci
Fondamenta Zitelle
Giudecca

L'Event Pavilion, lo spazio culturale al quarto piano del T Fondaco dei Tedeschi, si fregia della coreografica installazione di Loris Cecchini l'artista milanese che coniuga scultura, architettura e dimensione organica: Waterbones, si compone di migliaia di moduli di acciaio lisci e dall'aspetto arborescente e corallino.

T Fondaco dei Tedeschi


57. BIENNALE DI VENEZIA
Viva Arte Viva

Venezia, Giardini - Arsenale - Eventi collaterali, Varie sedi
 13 MAY - 26 NOV. 2017 
from tuesday to sunday: 10.00 - 18.00 | closed on mondays
www.labiennale.org

may-nov. 2017, Venezia 
text: Gabriella Masiello 


0.
Christine Macel, Curatrice della 57. Esposizione Internazionale d'Arte - Viva Arte Viva | Venezia 2017. photo by: Jacopo Salvi
Sam Gilliam / Drape / 2017
I.

II.
Franz West / Various works / 1973-1978
Rudolf Steiner / Disegni su lavagna / 1923 ca.
III.

IV.
Anna Zemánková / Senza titolo / primi anni 70 ca.
David Medalla / A Stitch In Time / 1968-2017
V.

VI.
Kananginak Pootoogook / Various works / 2006-2010
Teresa Lanceta / Various works / 1999-2016
VII.

VIII.
Ernesto Neto / Um Sagrado Lugar (A Sacred Place) / 2017
Heidi Bucher / Blaue Schürze (Sall's Apron) / 1975
IX.

X.
Abdoulaye Konate / Bresil (Guarani) / 2015
Sheila Hicks / Scalata al di là dei terreni cromatici / Escalade Beyond Chromatic Lands / 2016-2017
XI.

XII.
Edith Dekyndt / One Thousand and One Nights / 2016
Alicja Kwade / Pars pro Toto / 2017
XIII.

XIV.
Roberto Cuoghi / Imitazione di Cristo / 2017
Wu Jian'an, Wang Tianwen, Tang Nannan, Yao Huifen / Continuum – Generation by Generation / 2017
XV.

XVI.
Lisa Reihana / Emissaries / 2017
Grisha Bruskin / Scene Change / 2017
XVII.

XVIII.
Mark Bradford / Leucosia | Medusa / 2016
Tracey Moffatt / My Horizon / 2017
XIX.

XX.
Geoffrey Farmer / A way out the mirror / 2017
Jana Zelibska / Swan Song Now / 2017
XXI.

XXII.
Cody Choi, Lee Wan / Counterbalance: The Stone and the Mountain / 2017
Gal Weinstein / Sun Stand Still / 2017
XXIII.

XXIV.
Anne Imhof / Faust / 2017
Phyllida Barlow / Folly / 2017
XXV.

XXVI.
Xavier Veilhan / Studio Venezia / 2017
Gyula Várnai / Peace on Earth! / 2017
XXVII.

XXVIII.
George Drivas / Laboratorio dei dilemmi / 2017
Geta Brătescu / Apparitions / 2017
XXIX.

XXX.
James Lee Byars / The Golden Tower / 2017
Ai Weiwei / Bang - 886 antique stools / 2010-'13
XXXI.

XXXII.
Michelangelo Pistoletto /  Suspended Perimeter - Love Difference / 1975-2011
Alighiero Boetti / Alighiero Boetti: Minimum/Maximum / 2017
XXXIII.

XXXIV.
Ettoree / Ettore Sottsass: il vetro / 2017
Bryan Mc Cormack / Yesterday/Today/Tomorrow: Traceability is Credibility / 2017
XXXV.

XXXVI.
Samson Young / Songs for Disaster Relief, Hong Kong in Venice / 2017
Carole Feuerman / Solo Exhibition at Giardini della Marinaressa (Personal Structures - open borders), Venezia / 2017
XXXVII.

XXXVIII.
Jacob Hashimoto / The End of Utopia  / 2017
Josè Pedro Croft / Medida Incerta - Uncertain Measure / 2017
XXXIX.

XL.
David LaChapelle / Una delle opere esposte alla mostra «LOST+FOUND» a La Casa dei Tre Oci di Venezia / 2017
Loris Cecchini / Waterbones / 2017
XLI.

 




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