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 59. BIENNALE DI VENEZIA - IL LATTE DEI SOGNI
 Esposizione Internazionale d'Arte 2022


a cura di Gabriella Masiello

La 59. Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia 2022 quest’anno ha per titolo, Il latte dei sogni che Cecilia Alemani – prima curatrice italiana della mostra –, ha tratto dall’omonimo libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011)
La scrittrice e artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell'immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi e, migrando, diventare altri da sé.

La Mostra nasce dalle molteplici questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo accompagnati dalle creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell'umano e del non-umano.

Un'edizione che si presenta straordinaria dopo tre anni di amara attesa dove è sembrato avverarsi il funesto vaticinio della passata edizione May you live in interesting time che ci augurava di vivere in tempi interessanti.
Lo sguardo di quest'anno pur nella tragedia della guerra, ci invita a sognare un diverso modo di relazionarsi con il nostro pianeta e con il nostro tempo e a riflettere, anche attraverso la realtà multisensoriale dei corpi, sulla natura in pericolo e sulla tecnologia sempre più pervasiva ed ossessivamente in aggiornamento.

Uno sguardo che riporta la percezione soggettiva e intima a istituzione dell'universale mutevolezza e lascia riemergere tradizioni e alchimie dimenticate o rimosse.
E finalmente un'edizione che vede per la prima volta la partecipazione femminile preponderante in congiunzione con voci e colori di mondi lontani nel segno di nuove narrazioni e rappresentazioni.

Nuove presenze, voci dal passato e dalle periferie del mondo che non mancheranno di innescare insopportabili polemiche venate di misoginia e non troppo velato razzismo da parte di personaggi infastiditi da questo rovesciamento di paradigma dove la fluidità dello sguardo femminile e delle minoranze, la metamorfosi, le trame e i manufatti si incontrano più frequentemente dei congegni meccatronici, tecnologici e digitali e dove vengono riscattate e scoperte figure di artiste emarginate e non valutate dal sistema se non apertamente ignorate o derise.
Anche le narrazioni prendono corpo anzi è il teatro del corpo che diventa protagonista e ispira speculazioni, metafore, poesia e dramma.

La mostra si struttura in cinque isole tematiche a carattere storico, dette Capsule storiche, che costituiscono una serie di costellazioni che intrecciano relazioni tra opere contemporanee e moderne, manufatti, reperti, documenti ed oggetti trovati.

La Capsula intitolata La culla della strega vede danzatrici, bambole, maschere, sfingi, insomma artiste d'avanguardia in perpetua lotta con gli stereotipi repressivi e discriminatori e che si esprimono anche attraverso la trasformazione dei corpi.

Corpo orbita richiama la poesia visiva e concreta, la scrittura come pratica spirituale che dà voce alle istanze dell'anima e del corpo.

Tecnologia dell'incanto dipana le geometrie variabili come affermazione di sé riproponendo l'esperienza dell'arte cinetica e programmata con incursioni nell'Optical Art, tutti campi in cui le artiste non erano le benvenute.

 La Mostra

Il Padiglione Centrale ci accoglie con l'enigmatica elefantessa verde a grandezza naturale dell'artista tedesca Katharina Fritsch omaggiata quest'anno con il Leone d'Oro alla Carriera. A seguire i magnifici drappi quadrati di maglia dalle squillanti monocromie di Rosemarie Trockel e la metamorfica scultura aliena di Andra Ursuta.

A seguire le opere trasfigurative di Cecilia Vicuña, Leone d'Oro alla Carriera, le monumentali e misteriose sculture in canapa di Mrinalini Mukherjee e le tele di Kudzanai-Violet Hwami.

Proseguendo incontriamo Jadé Fadojutimi artista britannica affascinata fin dall'infanzia dal pop giapponese con tre nuovi dipinti caratterizzati da una trama di colori esplosivi.

Christina Quarles gioca con l'ambiguità di corpi in guisa di mantidi o stilizzati in pose coreografiche, mentre Hanna Levy mostra le sue inquietanti e acuminate sculture in acciaio come scarpe-artigli.

Sara Enrico ha riempito di cemento e trasformandole in sculture o pseudocorpi le tute a T inventate dell'artista futurista Thayaht.

Gisele Prassinos, poetessa ottomana adorata dai surrealisti, ordisce curiosi e totemici affreschi famigliari con stoffe dai colori caldi. Mentre sono livide e angoscianti le atmosfere domestiche dipinte magnificamente con crudo realismo da Paula Rego che mettono a nudo le fragilità, l'oppressione se non la violenza sociale, psicologica e politica subita delle donne come lato debole dell'umanità. Invece è angoscia politica quella di Unica Zürn espressa con uno spaventoso ritratto a inchiostro.

Ulla Wiggen passa dall'interesse per la tecnologia al meccanismo biologico della visione dipingendo dettagliatamente ingrandimenti di iridi umane.

Cambiando registro approdiamo a Dadamaino, artista storica che crea strutture geometriche che lievissime variazioni del disegno rendono vibranti come nel rombo giallo e nero. Luminose e finalmente in Biennale Nanda Vigo, che fa dialogare la geometria con la luce rendendola capace di modificare anche la percezione dello lo spazio e Laura Grisi che imprigiona nell'elemento architettonico del pilastro come un totem i caldi cromatismi del tramonto. E per concludere la grande Carla Accardi che con i suoi intensi contrasti cromatici e le sue sperimentazioni riscrive un linguaggio di segni che suonano talvolta come dichiarazioni scritte in alfabeti sconosciuti e sfociano in opere venate di impegno politico e femminista.

All'Arsenale troneggia enigmatica la scultura ciclopica di Simone Leigh e sempre di dimensioni giganti troviamo le pentole e i forni in argilla ispirati dalla cultura indigena argentina ma che rappresentano la sua famiglia realizzati da Gabriel Chaile mentre Niki de Saint Phalle ci presenta la sua scultura di accesa policromia ispirata ad una sferica e traboccante femminilità densa di ironia.

Alle Corderie, Una foglia una zucca un guscio una rete una borsa una tracolla una bisaccia una bottiglia una pentola una scatola un contenitore e La seduzione del cyborg, sono i titoli evocativi che racchiudono universi poetici e simbolici, denunce, follie e prepotenti istanze di autoaffermazione.

Le delicate reti metalliche sospese di Ruth Asawa artista di origine giapponese creano ombre e spazi in un dialogo in equilibrio tra interno ed esterno.

Dalla mitologia anche di matrice africana, alla fantascienza Firelei Baez con tecniche miste di pittura e installazioni riflette sulle tradizioni popolari e sulla schiavitù in Africa cercando di ricreare nuove narrazioni che rivalutino il contributo femminile alla storia.

Esponente dell'arte Sami e norvegese, Aage Gaup è uno scultore e attivista che ha combattuto per la protezione del suo territorio e presenta un'opera che evoca forse il cielo ma soprattutto un canto tradizionale Sami.

Solange Pessoa con un serpeggiante ed elegante bianco e nero immortala con la pittura forme di vita durante la metamorfosi con una sensualità avvolgente e inquietante.

Il tema della maschera è da sempre una potente fonte di simboli e significati Tau Lewis con le sue monumentali e impressionanti maschere dalle forme arcimboldesche realizzate con scarti di pelle fa riferimento al lavoro artigianale femminile e ci colpisce con la sua forza espressiva.

Kapwani Kiwanga separa e delinea spazi e svela e rivela sculture che denunciano il surriscaldamento del pianeta con le sue cortine di stoffe trasparenti dai colori caldi del deserto al tramonto.

Immersione totale e straniante nella luce verde abitata da misteriosi involucri disabitati dai corpi, così Sandra Mujinga ci offre una visione fantascientifica di una possibile sopravvivenza futura.

Nitido, potente, vigoroso, imperativo il bianco e nero a caratteri cubitali di stampa di Barbara Kruger sale in cattedra e ci dà ordini scritti perentori ma anche di supplica (Please Care, Please Adore) in una sala di impatto visivo e testuale tra i più notevoli.

Agli antipodi formali troviamo i sinuosi percorsi naturali in un giardino in penombra con Precious Okoyomon che con le sue sculture viventi e morenti denuncia le devastazioni operate dal colonialismo che ha sradicato specie per esportarle o per far posto a coltivazioni intensive che hanno drammaticamente depauperato i Paesi tropicali di risorse e di uomini con la tratta degli schiavi.

Lavinia Schulz e Walter Holdt sono una coppia che sotto la Repubblica di Weimar inventava fantasiosi costumi per coreografie d'avanguardia di sapore espressionista e che permettevano a Lavinia di inventare movimenti inconsueti e futuristici. Nel 2006 sono stati ricreati.

 Padiglioni Nazionali Arsenale

Padiglione Italia
Per la prima volta è stato affidato ad un solo artista Gian Maria Tosatti (Storia della Notte e Destino delle Comete, 2022) che ha riprodotto cantieri e interni di fabbriche abbandonate allo spegnersi del miracolo economico italiano che non offre più lavoro e speranze di riscatto. Nella seconda parte dell'allestimento, si sta come comete o lucciole effimere destinate a brevi e incerte traiettorie nell'oscurità liquida

Repubblica dell'Uzbekistan
Dixit Algorizmi. Garden of Knowledge ci fa riflettere sul fatto che la conoscenza scientifica non è così occidentale come crediamo: per esempio gli algoritmi sono il frutto degli studi di un matematico persiano. L'installazione – curata e progettata da Studio Space Caviar (Joseph Grima, Camilo Oliveira, Sofia Pia Belenky, Francesco Lupia) e Sheida Ghomashch – è costituita da curve di livello specchianti nere generate da un algoritmo che inducono smarrimento e vertigini nel percorrerle come sospesi nel vuoto.

Nuova Zelanda
A Samoa la parola fa'afafine indica le persone dal genere indefinito o non binario che nell'allestimento intitolato Paradise Camp di Yuki Kihara interpretano le modelle ritratte da Paul Gaughin in una riflessione che spazia dalla colonizzazione all'identità ritrovata fino alle problematiche del cambiamento climatico che investe il Pacifico e le sue isole.

 Padiglioni Nazionali ai Giardini

Come all'Arsenale, troneggia enigmatica la scultura monumentale di Simone Leigh, prima donna nera a rappresentare gli Stati Uniti e insignita quest'anno del Leone d'Oro con il progetto Sovereignty. Il neoclassico Padiglione americano si presenta ricoperto di rami come una serie di capanne abitate dalle sue gigantesse che celebrano l'accidentato cammino, dopo segregazione e razzismo ancora strisciante, verso una nuova consapevolezza delle donne nere, dei loro corpi, delle loro aspirazioni e del loro mistero.

Vincono il premio per la coppia più vivacemente colorata Jacob Lena Knebl e Ashley Hans Scheirl (Invitation of the Soft Machine and Her Angry Body Parts) rappresentanti dell'Austria con installazioni ironiche, esagerate che mettono in scena, sculture, dipinti, fotografie definendo spazi dalle atmosfere ora provocatorie ora ludiche e poetiche.

Per la Polonia Malgorzata Mirga-Tas (Re-enchanting the World, 2022) porta in Biennale per la prima volta l'arte del popolo Rom rielaborata attraverso l'apparato iconografico rinascimentale ispirato alle rappresentazioni astrologiche del ferrarese Palazzo Schifanoia. L'artista realizza con l'aiuto di un gruppo di abili artigiane 12 grandi pannelli recanti i segni zodiacali ritagliati e cuciti con tessuti e fantasie tradizionali rom che narrano la storia di una cultura antica e delle loro famiglie, scandiscono e illustrano come i calendari le attività quotidiane. L'effetto è di una poesia e di una bellezza senza tempo.

All'opposizione la Spagna con Ignasi Abballì (Correction, 2022) sottrae nel bianco assoluto lo spazio espositivo del Padiglione raddrizzandolo rispetto ai suoi edifici vicini con una rotazione di 10 gradi delle pareti.

E sempre un intervento architettonico è Relocating a Structure, presentato dalla Germania con Maria Eichhorn che si concentra sulla storia dell'edificio stesso riportando alla luce come uno scavo archeologico le tracce di interventi precedenti.

ll mito dell'eterna trasformazione è affrontato nell'abbagliante nitore del Padiglione Venezia con il progetto Alloro un'installazione iperrealistica da attraversare a piedi nudi forse anche per non disturbare la vergine Dafne che sparisce e si tramuta in alloro tornando ad affondare le proprie radici nel grembo della terra. Del progetto si segnala in particolare Lympha (2022), realizzata da Paolo Fantin con il gruppo Ophicina e accompagnato dalla musica, del maestro Pino Donaggio.

Qual è il confine tra realtà e finzione? Il Padiglione della Francia rappresentato dall'artista di origini algerine Zineb Sedira presenta un'installazione cinematografica dal titolo Les rêves n'ont pas de titre ("I sogni non hanno titoli") che ricrea un salottino e il bancone di un bar anni Sessanta facente parte del set, con tanto di bobine ammassate, del film italiano Les Mains libres che allude contemporaneamente alla sfera pubblica e privata e alle radici multiculturali del Mediterraneo.

In uno scenario di forte impatto cromatico realizzato con fotografia, video, disegno, carta da parti e installazioni, il Padiglione Britannico, vincitore del Leone d'Oro come miglior partecipazione nazionale, presenta Feeling Her Way animato dalle voci di cinque ragazze nere che cantano e improvvisano insieme in eventi o momenti di incontro privato che l'artista Sonya Boyce attenta alla soggettività del femminile e appartenente a una minoranza, indaga.

La spinta insopprimibile e a tratti commovente del cucciolo umano a stabilire un legame ludico con l'ambiente che lo circonda si manifesta con The Nature of the Game lo splendido lavoro di Francis Alÿs, rappresentante del Belgio, che filma e documenta la spontanea azione creativa del gioco dei bambini all'aperto a tutte le latitudini, in tutte le lingue e in qualsiasi condizione geopolitica o economica.

Jonathas de Andrade (Entrar para um ouvido e sair pelo outro, 2022) per il Brasile gioca con le metafore del corpo anzi dà corpo monumentale ai proverbi popolari come "entrare da un orecchio e uscire dall'altro" realizzando grandi rappresentazioni ironiche e poetiche di stati d'animo o sensazioni fisiche.

L'installazione After Dreams: I Dare to Defy the Damage (2022) di Zsófia Keresztes per l'Ungheria sembra alludere al dilemma del porcospino. La metafora delle distanze, del corpo e delle sue parti separate ma unite da una catena alla ricerca di una qualche forma di identità richiama anche alle relazioni tra passato e presente e allo spazio che separa le persone.

Anche Persona l'installazione con gigantesche bobine di stoffa nera di Gerardo Goldwasser per l'Uruguay si interroga su come la civiltà e la cultura coprono, vestono e travestono i nostri corpi trasformandoci in persone. A sottolineare questa operazione un vero sarto veneziano prende le misure dei nostri corpi per vestiti virtuali.

All'interno dell'installazione Walking with Water è un minuscolo corpo quello che nuota solitario in un enorme piscina sembra fuggire o dover stabilire qualche prestazione titanica. Vladimir Nikolik per la Serbia ricrea un'immagine che appare quasi completamente astratta e restituita solo grazie alla tecnologia (800m, 2019).

Anche per la Repubblica Bolivariana del Venezuela il corpo è al centro della riflessione e delle analogie come la casa dello spirito, della terra, della comunità. In particolar modo colpisce la forza primitiva, vivace e coloratissima delle narrazioni metropolitane e popolari illustrate da Palmira Correa.

Per la prima volta i Paesi nordici Norvegia, Svezia, Finlandia si trasformano in The Sami Pavillion ovvero Sápmi, la patria Sami, il popolo lappone indigeno di quelle latitudini. Atto di autoaffermazione di una cultura che viveva in un territorio senza confini di Stato e che rivendica le proprie radici spirituali, olistiche e il diritto alla sopravvivenza e alle proprie tradizioni, tema comune a tutte le minoranze.

 In città

Girando in città tra le innumerevoli mostre ed eventi collaterali segnaliamo Personal Structures. Reflections nelle tre sedi classiche di Palazzo Bembo, Palazzo Mora, Giardini della Marinaressa, che quest'anno indaga a tutto campo il tema della riflessione con una pluralità di voci, di artisti, di opere.

Anish Kapoor si fa spazio nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia con sculture di forte impatto emotivo e cromatico o dai confini indefiniti come Pregnant White Within Me accanto a opere realizzate con il Kapoor Black, un materiale innovativo, una sostanza talmente scura da assorbire più del 99,9% della luce visibile a suo uso esclusivo.

Alle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco si celebra la grande maestra Louise Nevelson, esponente di punta dell'Espressionismo Astratto nell'arte americana scomparsa nel 1988, con la mostra Persistence che celebra l'anniversario della sua prima discussa partecipazione alla Biennale del 1962 e che ha continuato a riusare materiali scartati, poveri come casse di legno per innalzare le sue sculture come cattedrali.

Inserendosi magnificamente nel Museo Archeologico Nazionale di Venezia Marc Quinn presenta Historynow che segna un nuovo capitolo materiale nel suo progetto decennale History Paintings che in questa occasione si è concentrato sul flusso di immagini durante la pandemia disponibile attraverso l'iPhone.

All'Isola di San Giorgio si può visitare l'infuocata selezione storica di artisti e opere per On Fire a cura di Bruno Corà, alla Fondazione Giorgio Cini FontanaArte. Vivere nel vetro.

Sempre all'Isola di San Giorgio, infine, la mostra di Kehinde Wiley: An Archaeology of Silence, artista che illumina di una struggente e tragica bellezza le vittime di colore di guerre o omicidi rappresentate iperrealisticamente in pose di abbandono, sia in tele policrome che in sculture.

Vicino al teatro La Fenice presso l'Ateneo Veneto si può visitare Limbo, installazione site-specific di Daniel Richter.

A pochi passi di distanza, nella chiesa sconsacrata San Fantin, si distendono le macerie che costituiscono l'opera Field di Pedro Cabrita Reis.

Francesca Leone nel restaurato Salone Verde - Calle della Regina ci invita a prenderci il nostro tempo con l'installazione Take your time.

Ed infine in perfetta sintonia con l'esprit della Biennale la Collezione Peggy Guggenheim propone la mostra Surrealismo e magia. La modernità incantata.





59. BIENNALE DI VENEZIA
Esposizione Internazionale d'Arte
Il latte dei sogni
Venezia, Giardini - Arsenale - Eventi collaterali, Varie sedi
 23 APR. - 27 NOV. 2022 
from tuesday to sunday: 10.00 - 18.00 | closed on mondays
www.labiennale.org





apr-nov. 2022, Venezia 
text: Gabriella Masiello 


0.
Cecilia Alemani, Curatrice della 59. Esposizione Internazionale d'Arte - Il latte dei sogni | Venezia 2019. photo by: Marco De Scalzi
Cosima von Bonin / WHAT IF THEY BARK 01-07 / 2018-22
I.

II.
Katharina Fritsch / Elefant / 1987
Rosemarie Trockel / The Same Different e Study for The Same Different / 2013-2019
III.

IV.
Andra Ursuta / Predators 'R Us / 2020
Cecilia Vicuña / Leoparda de Ojitos / 1977
V.

VI.
Mrinalini Mukherjee / Phenomenal Nature: Mrinalini Mukherjee / 2019
Kudzanai-Violet Hwami / The Wedding of the Astronauts / 1983-1994
VII.

VIII.
Jadé Fadojutimi / And that day, she remembered how to purr / 2022
Christina Quarles / Who Could Say We're Not Jus' as We Were / 2021
IX.

X.
Hanna Levy / Untitled / 2002
Sara Enrico / The Jumsuit Theme / 2022
XI.

XII.
Gisele Prassinos / Portrait de Famille / 1975
Paula Rego / Sit / 1994
XIII.

XIV.
Unica Zürn / Various Works / 2018
Ulla Wiggen / Iris XVIII Line / 2020
XV.

XVI.
Dadamaino / Oggetto ottico dinamico / 1960-1961
Nanda Vigo / Diaframma / 1968
XVII.

XVIII.
Laura Grisi / Sunset Light / 1967
Carla Accardi / Collisione dei tempi / 2011
XIX.

XX.
Simone Leigh / Brick House / 2019
Gabriel Chaile / Big Wheel I and Big Wheel II</em> / 2022
XXI.

XXII.
Niki de Saint Phalle / Gwendolyn / 1966/1990
Ruth Asawa / Untitled / 1952-1962
XXIII.

XXIV.
Firelei Baez / Muzidi Calabi Yau Space (or a matter of navigation) / 2022
Aage Gaup / Sculpture I & II / 1979
XXV.

XXVI.
Solange Pessoa / Quattordici dipinti. Olio su tela / 2018
Tau Lewis / Vena Cava / 2021
XXVII.

XXVIII.
Kapwani Kiwanga / Terrarium / 2021
Sandra Mujinga / Sentinel of change / 2021
XXIX.

XXX.
>Barbara Kruger / Untitled (Beginning/Middle/End) / 2022
Precious Okoyomon / To See the Earth before the End of the World / 2022
XXXI.

XXXII.
Lavinia Schulz, Walter Holdt /  6 Maskenfigur / 1924 - replica 2005-2006
Gian Maria Tosatti / Storia della Notte e Destino delle Comete / 2022
XXXIII.

XXXIV.
Studio Space Caviar (Joseph Grima, Camilo Oliveira, Sofia Pia Belenky, Francesco Lupia), Sheida Ghomashch / Dixit Algorizmi. Garden of Knowledge / 2022
Yuki Kihara / Paradise Camp / 2022
XXXV.

XXXVI.
Simone Leigh / Sovereignty - Leone d'Oro / 2022
Lynette Yiadom-Boakye / Just Amongst Ourselves / Ghana Freedom - Ghana Pavilion / 2017
XXXVII.

XXXVIII.
Studio Space Caviar (Joseph Grima, Camilo Oliveira, Sofia Pia Belenky, Francesco Lupia), Sheida Ghomashch / Dixit Algorizmi. Garden of Knowledge / 2022
Ignasi Abballì / Correction  / 2019
XXXIX.

XL.
Maria Eichhorn / Relocating a Structure  / 2022
Paolo Fantin, Ophicina / Lympha (Alloro) / 2022
XLI.

XLII.
Zineb Sedira / Les rêves n'ont pas de titre ("I sogni non hanno titoli”) / 2022
Sonya Boyce / Feeling Her Way - Leone d'Oro / 2022
XLIII.

XLIV.
Francis Alÿs / The Nature of the Game / 2022
Jonathas de Andrade / Entrar para um ouvido e sair pelo outro / 2022
XLV.

XLVI.
Zsófia Keresztes / After Dreams: I Dare to Defy the Damage / 2022
Gerardo Goldwasser / After Dreams: I Dare to Defy the Damage / 2022
XLVII.

XLVIII.
Jonathas de Andrade / Walking with Water / 2022
Palmira Correa / Alcune opere dell'artista esposte nell'installazione Tierra, País, Casa, Cuerpo (Palmira Correa, Mila Quast, César Várquez e Jorge Recio) / 2022
XLIX.

L.
Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara, Anders Sunna / The Sámi Pavilion / 2022
Personal Structures. Reflections / Palazzo Bembo, Palazzo Mora, Giardini della Marinaressa - Venezia / 23.04-27.11 2022
LI.

LII.
Anish Kapoor / Pregnant White Within Me / 2022
Louise Nevelson / Una delle opere esposte nell'installazione Persistence / 2022
LIII.

LIV.
Marc Quinn / Alcune opere esposte nell'installazione Historynow / 2022
Pier Paolo Calzolari / Mangiafuoco / 1979
LV.

LVI.
Pietro Chiesa / Vaso Cartoccio (blu) / FontanaArte / 1938 ca.
Kehinde Wiley / An Archaeology of Silence - una delle opere esposte nella mostra / 2022
LVII.

LVIII.
Daniel Richter / Limbo / 2022
Pedro Cabrita Reis / Field / 2022
LIX.

LX.
Francesca Leone / Take Your Time / 2022
Victor Brauner / Il surrealista / 1947
LXI.

 

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