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 CORPI FRAGILI. MATERIA E COMPLEMENTARIETA' IN SILVIO VIGLIATURO


L'Esprit du verre, così può essere definita l'opera di Silvio Vigliaturo, maestro artigiano che si confronta e dialoga con una materia viva, il vetro, cercando di donarle nuova espressività. Un corteggio amoroso, ricco di contraddizioni per una materia fragile nella sua resistenza e trasparente nella visibilità.

Un lavoro appassionato, antico nella tecnica, moderno ed evoluto nella sua interpretazione, fa emergere un progetto ricercato e ormai sperimentato. La vetrofusione si dimostra nelle sue forme come materia capace di dare nuove sensazioni. L'artista si pone come attento manipolatore, capace di guidare la materia e le sue evoluzioni. Inevitabilmente, la continua sperimentazione diventa principale condizione dei suoi progetti, arricchiti da una manualità sempre più esasperata, con una conoscenza approfondita del mestiere e degli strumenti.

Il momento "progettuale" si presenta fondante della sua pratica scultorea. L'annotazione di un'idea, la formalizzazione di getto e sulla carta bianca di segni riconducibili a forme. Solo in un secondo momento avviene la ricerca di un supporto alla risoluzione di problemi tecnici legati alla realizzazione di un'opera ed alla nascita dell'oggetto.
Quello di Vigliaturo è uno studio che conduce all'interdipendenza fra diversi materiali ed alla possibilità di sconfinare in altri campi. Come accade, ad esempio, per le opere in fusione, ottenute intervenendo con soffiatura direttamente sulle forme. L'unione di queste due tecniche esalta un ulteriore aspetto del materiale: la capacità di svelare nuove figurazioni, dove il risultato è determinato dalla difficoltà esecutiva, il caso, il controllo della tecnica stessa.

Il momento "artigianale" nell'opera di Vigliaturo confina poi con una forte espressività rituale, quasi antropologica, che consente la "scoperta" del mondo da una personale prospettiva: non piatta e monolitica, bensì dinamica e diversa. Nel complesso si tratta di un progetto che, anche prescindendo dall'eccellenza dei risultati, presenta un iter ideativi e modalità operative di estremo interesse: è la testimonianza espressiva di un'arte capace di correlare, rendere visibile il labor incessante e indefinibile della "mente", di essere cioè esercizio di pensiero.

Il luogo della materia è un territorio fatto di silenzio e di nulla. Entrambi frutto di un processo di scavo e di sottrazione, da cui emergono figure e colore; illusione e allusione in cui tutto si eclissa per lasciare campo libero a quel minimo "differente" su cui l'opera dovrà fondarsi.
Una struttura compositiva precisa e una tensione vivissima lega tra loro le fragili, vitree creature di Vigliaturo come tanti frammenti in cerca d'equilibrio. Nei suoi soggetti - guerrieri, personaggi storici e surreali - accade talvolta di ritrovare lo sguardo sdoppiato di Picasso, ovvero i giochi di luce di Matisse, ma anche l'invenzione formale e l'espressione di libertà propria dell'opera più viva di Mirò. Tutta l'arte in una fucina in-finita dove pathos, stupore e incanto sono le matrici - ad un tempo emotive e progettuali - di una intensa ricerca volta ad indagare il mistero della materia e della sua mutevole natura.


Vigliaturo. Vibrazioni in vetro, a cura di Adriano Berengo
Marsilio Editori - Venezia 1998


testo:
Angelo Minisci

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