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 A PROPOSITO DEL CONCETTO DI INNOVAZIONE FORMALE
 Monique Vervaeke (ricercatrice CNRS, Parigi), intervento al Convegno
 I Volti di Dedalo. Seconda Giornata dell'Innovazione Formale


Le ricerche relative allo sviluppo locale indicano che esistono altri tipi di innovazione oltre all'innovazione tecnologica, di prodotto o di processo. E' infatti necessario distinguere l'innovazione organizzativa (Veltz, 1994; Veltz, Zarifian, 1993); finanziaria, che riguarda il rapporto dei capitali con il mercato; di mercato (Bagnasco, 1985), che si osserva nelle forme di distribuzione; ed infine quella formale (Bianchi, 1994; 1997).
Introducendo il concetto di "innovazione formale" nel dibattito sulle diverse forme di innovazione, Giuliano Bianchi (1997) ha l'intenzione di superare l'approccio che riduce l'innovazione ai suoi aspetti meramente tecnologici. Bianchi insiste sul ruolo preponderante della dimensione culturale, estetica e simbolica che permette ai nuovi prodotti di differenziarsi sul mercato. Attraverso un'operazione di riformulazione del progetto, che può comportare l'utilizzazione di materiali e processi organizzativi o produttivi nuovi, l'innovazione formale porta un contributo estetico e simbolico a prodotti tecnicamente preesistenti (Bianchi, 1994). Inoltre, come afferma Giovanni Klaus Koenig, il design ha ormai superato lo stadio della semplice invenzione formale. In effetti l'approccio creativo alla forma degli oggetti include un'analisi relativa all'uso dell'oggetto stesso. Di conseguenza, l'assoggettamento alla tecnologia, che valorizza il modo in cui un oggetto è stato realizzato, perde d'importanza, viene rimesso al suo giusto posto, subordinato alle caratteristiche simboliche, inserito all'interno di una serie semantica (Koenig, 1991). L'oggetto diviene così un vettore culturale.
Il concetto di innovazione formale risponde ad un approccio teorico che cerca di comprendere l'ideazione e l'innovazione del prodotto. Nell'analisi di Bianchi il concetto di innovazione formale partecipa di una riflessione teorica fondata su una forma specifica di sviluppo, legata al sistema locale delle piccole imprese. L'approccio classico allo sviluppo regionale, prima del lavoro dei ricercatori italiani degli anni '70 (Bagnasco, 1977; Becattini, 1979), non riconosceva il ruolo centrale delle piccole imprese e del loro sistema di coordinamento nella struttura del sistema industriale locale. E ancora, una delle caratteristiche dei sistemi produttivi territoriali è che producono beni che esigono un valore aggiunto di natura formale.

Del resto, il concetto di innovazione formale apre altre prospettive alle analisi in termini di ambienti innovativi. Il Gruppo di Ricerca Europeo sugli Ambienti Innovativi (Gremi) ha favorito lo sviluppo di studi sul ruolo dei processi collettivi e territoriali nella diffusione dell'innovazione. Secondo questo approccio teorico, l'innovazione non può essere solo definita in termini di parametri tecnici, applicabili in maniera uniforme qualunque sia lo spazio sociale particolare dei differenti sistemi industriali locali. L'approccio secondo l'ambiente locale, così come è stato elaborato da Ph. Aydalot, ritiene che l'impresa innovativa non sia preesistente al contesto locale. Secondo questa tesi sono "gli ambienti che intraprendono e che innovano" (Aydalot, 1986).
Le nuove tecnologie sono spesso messe in atto da nuove imprese create nel (e dal) contesto in cui compaiono. Questa teoria ha dato luogo a numerosi lavori collettivi, tra i quali vanno segnalati quelli che hanno costruito tipologie di ambienti locali a partire dalla nozione di innovazione tecnologica, di innovazione minore (Decoster, Tabariés) e di innovazione di prodotto per biforcazione o per imitazione (Planque, 1986).

Il concetto di innovazione formale rimette in discussione le differenziazioni su cui si fondano queste tipologie che non tengono conto dei processi di ideazione degli oggetti che apportano un forte valore aggiunto al disegno industriale. Una particolarità, questa, che riguarda un grande numero di nuovi prodotti che non appartengono al settore dell'alta tecnologia e che tuttavia utilizzano materiali nuovi, processi di fabbricazione, di assemblaggio o di decorazione che richiedono importanti investimenti nella ricerca e nello sviluppo.
Il processo di innovazione formale ha dunque una sua propria peculiarità in rapporto all'innovazione tecnologica come anche in relazione alle innovazioni minori, che si limitano a miglioramenti tecnici e all'adattamento di prodotti già esistenti (Decoster, Tabariès, 1986). Infine, l'innovazione per biforcazione, cioè l'introduzione sul mercato di un nuovo prodotto, o l'innovazione per imitazione di un prodotto già presente sul mercato, sono due concetti che classificano in modo restrittivo l'innovazione del prodotto secondo un criterio di novità (Planque, 1986). Per fare qualche esempio, la nozione di innovazione non può essere valutata secondo gli stessi criteri nei settori dell'elettronica, dell'informatica, della bio-tecnologia o nell'industria del mobile e degli occhiali, che hanno una tradizione antica nella produzione di oggetti.

E' necessario inoltre sottolineare che, dando forma agli oggetti materiali, il campo di invenzione del design continua a rapportarsi al processo di formazione degli oggetti come elementi strutturanti l'ambiente umano (Maldonado, 1976) insieme materiale ed immateriale. Il design è un processo di costruzione di un ambiente globale che include segni che ci circondano costantemente. Così Ezio Manzini oppone alla logica dell'effimero e della gadgettizzazione dei beni la cultura del progetto che il designer apporta alla cultura industriale. La cultura del progetto propone una diversità di senso, un significato dell'oggetto che gli permette di ottenere un posto nell'immaginario sociale. L'eventuale utilizzatore deve essere in grado di interpretare un insieme di segni che sono in relazione con il contesto culturale che decifra. Questo percorso creativo ha come finalità quella di dotare il prodotto di un significato e di un'identità culturale (Manzini, 1990).
Con il suo lavoro di innovazione formale il designer, creando segni di interpretazione destinati all'utilizzatore, mira a proporre una diversità di identità. Di conseguenza questo percorso, che esige un reale investimento da parte delle imprese nell'ideazione del prodotto, tende a frenare l'obsolescenza accelerata degli oggetti. In un percorso di questo tipo la gamma dei nuovi prodotti non è una semplice trasformazione dell'offerta, che prende l'avvio da una variazione del modello, ma è principalmente un insieme di nuovi prodotti, di servizi e di segni come risultato, diretto o indiretto, di un processo di innovazione.
Nel nuovo capitalismo contemporaneo, in cui l'esperienza dominante è quella del cambiamento di luogo e d'impiego, le relazioni si intrecciano e si sciolgono in funzione dei traslochi e della mobilità professionale. Le incertezze della vita professionale hanno ripercussioni sulla sfera privata e sulla personalità. Si ha, secondo la definizione di R. Sennet, "una corrosione del carattere" (Sennett, 1998). Così la dimensione simbolica della costruzione di identità culturali pone nuovi problemi che riguardano la relazione dell'uomo con il mondo.


Aydalot Ph. (a cura di), Milieux innovateurs en Europe, Gremi, Paris 1986.
Bagnasco A., Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo economico italiano, Il Mulino, Bologna 1977.
Bagnasco A., La costruzione sociale del mercato: strategia d'impresa ed esperimenti di scala in Italia, "Stato e mercato" n.13, 1985.
Becattini G., Dal settore industriale al distretto industriale. Alcune considerazioni sull'unità d'indagine dell'economia industriale, "Rivista di economia e politica industriale" n.1, 1979.
Bianchi G., "Innovazione formale e sviluppo economico in Toscana", in Mucci E. (a cura di), Design 2000, Franco Angeli, Milano 1994.
Bianchi G., "Requiem per la terza Italia? Sistemi territoriali di piccola impresa e transizione postindustriale", in Garofoli G., Mazzoni R. (a cura di), Sistemi produttivi locali: struttura e trasformazione, Franco Angeli, Milano 1994.
Bianchi G., On the concept of formal innovation, "Working paper series" n.015, 1997 - Florence, Tuscany high technology network.
Decoster E., Tabariès M., "L'innovation dans un pole scientifique et tecnologique, le cas de la Cité scientifique Ile de France Sud", in Ph. Aydalot, cit.
Koenig G. K., Il design è un pipistrello 1/2 topo e 1/2 uccello, Ponte alle Grazie, Firenze 1991.
Maldonado T., Disegno industriale: un riesame, Feltrinelli, Milano 1976.
Manzini E., Artefatti. Verso una nuova ecologia dell'ambiente artificiale, Domus Academy, Milano 1990.
Planque B., "La zone d'Aix-Marseille", in Ph. Aydalot, cit.
Sennet R., The corrosion of character, WW Norton & Company, New York 1998.
Veltz P., Zarifian P., Vers de nouveaux modèles d'organisation, "Sociologie du travail" n.1, 1993.
Veltz P., Mondialisation, villes et territoires, PUF, Paris 1996.
Firenze 
27 / 04 / 2000 

Convegno organizzato da:
Centro Studi
G.K.Koenig
e Artex
per Regione Toscana

Traduzione e redazione:
Gloria Refini

I.
II.
III.
IV.

ha collaborato:
M.Angeles Fernández Alvarez
Elena Granchi
Sonia Morini





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