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 NUOVI TERRITORI DEL PROGETTO
 Intervista ad Adriano Baldanzi e Alessandro Novelli

Adriano Baldanzi e Alessandro Novelli, designer toscani, sono specializzati nella progettazione di mobili e soprattutto sedute per il settore terziario. Dopo aver fondato e sviluppato nei primi anni ottanta l'azienda Casamania (in seguito ceduta a Frezza), hanno collaborato con parecchie aziende, sviluppando con loro prodotti per l'ufficio concepiti grazie ad un'ottima conoscenza delle reali richieste del mercato, della tecnologia disponibile e della cultura del prodotto. Baldanzi & Novelli hanno disegnato per: Bonaldo – complementi, letti e librerie –, BUM – il programma di sedute Everyday, le poltroncine Contact, Vela, Vigor e Una –, Casamania by Frezza – tutta la prima fase di nascita aziendale, nonché il sistema di scaffalatura Festival –, Dimsau – la serie di sedute per collettività Data –, Donati – il meccanismo sincro per poltrone Dinamik –, Emmegi – il sistema banco studio per università Campus, la serie di poltrone Flow, e l'ultima Mode –, Franch (Spagna) – la poltroncina operativa Una (in joint venture con BUM) –, Lamm – la poltrona teatro conferenza C600 –, Meco – il sistema di tavoli e mobili per ufficio Golf –, Sitland – il sistema di tavoli home computer Drums e la poltrona ad alto contenuto emozionale Spirit. Nel periodo 2005/07 hanno tenuto un corso di Design presso la Facoltà di Architettura di Genova. Sul tema del design e della loro attività è stato tenuto il convegno Designando - professione designer – con il patrocinio del Ministero della Cultura dell'Uruguay e dell'Ambasciata Italiana – presso la Facoltà di Architettura di Montevideo nel 2007. Nel 2008 hanno tenuto a Tel Aviv la conferenza sul design Non di solo pane vive l'uomo – patrocinata da Waxman. Tra i premi e riconoscimenti si segnalano: premio Abet Print Folden 77 – vinto quando entrambi erano ancora studenti con il progetto del mobile polifunzionale Programmone –; premio Forum Design Eimu 91 – con Data –; premio Plana Grandesign 2000 – con Campus –; segnalazione al premio Plana Grandesign 2001 – con Flow –; premio Plana Grandesign 2002 – con Spirit – e due segnalazioni al medesimo premio – con Drums e Vigor –; segnalazioni ADI Index – con Spirit (2003) e Una (2004) –; selezione Design Photo Remix Plana Grandesign milano 2004 con Mood.


Avete ormai sviluppato una lunga esperienza nella progettazione di mobili e soprattutto sedute per l'ufficio e la collettività. Quali sono le peculiarità di un prodotto che porta il marchio «design Baldanzi&Novelli»?
Fare design nel mondo dell'ufficio, e nello specifico arrivare alla progettazione delle sedute, è stata una evoluzione di percorso, incontri a volte casuali che si sono combinati con l'interesse dello studio B&N: una sorta di sliding-door professionale. Una modalità che è comune al percorso di altri designer, in sintesi è il connubio tra interessi e opportunità che si presentano, tra richieste e voglia di sperimentare. Durante la nostra evoluzione professionale abbiamo posto sempre un'attenzione particolare all'aspetto tecnico produttivo. Noi non ci sentiamo design-autori, raramente ci siamo lasciati andare al puro senso estetico, c'è troppa «concorrenza»: di Stark ne nasce uno ogni tanto e, anche se stimiamo e ammiriamo quel modo di fare design, ci sentiamo più pragmatici e concreti.
I nostri prodotti sono sempre riconoscibili, di alta visibilità, sempre diversi tra loro pur spesso trattando lo stesso tema. Rispettare il committente, le sue richieste e avere la capacità di non replicarsi crediamo che sia il nostro punto di forza. La nostra capacità è quella di capire e adeguarci alle necessità dell'azienda, rendendoci partecipi, e i nostri prodotti segnano spesso un punto fermo nel catalogo della stessa. I rapporti che si creano con le aziende per cui lavoriamo tendono a durare a lungo, ed è soprattutto questo che, insieme ai prodotti, parla di noi.

Credo che sia sempre più difficile per le aziende del nostro settore proporre sul mercato prodotti realmente innovativi. Quali sono gli input, le ispirazioni e gli stimoli e che vi consentono di sviluppare sempre nuovi progetti per clienti e target diversi?
Semplice: non essendoci limiti alla ricerca, tutto dipende da quanto il committente è disposto ad innovare, a investire nella ricerca e nella filosofia del prodotto. In base a questo si sviluppa il concept di base, tendendo a fare un progetto sempre diverso. Le modalità per trattare un prodotto sono infinite, i limiti sono dati dalla contingenza, dagli investimenti, dai tempi di realizzazione, dalla tipologia di collocazione del prodotto, dall'attualità del mercato.
Le nuove tecnologie, i nuovi materiali, il mutare dei gusti e delle persone, danno continui impulsi all'innovazione. E poi la moda, la musica, l'architettura, il paesaggio, i viaggi, ecc. e tutto ciò che stimola i sensi, quindi la fantasia, sono elementi da cui attingere nuove idee. E soprattutto la conoscenza della storia e della cultura del prodotto.
Il designer è un «contenitore» di progetti e proposte infinite, che in qualche modo ha già dentro di sé, si tratta di trovare gli stimoli giusti per farle emergere.
Baldanzi e Novelli non avrebbero infatti mai raggiunto questo livello se non ci fossero stati i vari Mies van der Rohe, Charles Eames, e poi Sottsass, Bellini, Magistretti, Scarpa, Renzo Piano; Piretti, la Castelli, Olivetti e Cassina e poi... Mozart, i Rolling Stone, Modigliani e Picasso... Marylin Monroe e Naomi Campbel; Armani, la Vespa e la Porche... la mia mountain bike e la mia moto (Baldanzi)... la campagna toscana e le Dolomiti, il ricordo dell'Osteria de Mario in una traversa di via dei Servi a Firenze (Novelli)... la Torre di Pisa, il Cacciucco e il tramonto sugli scogli di Calafuria...

Il progetto e lo sviluppo di una seduta per ufficio richiedono conoscenza del mercato, creatività, senso estetico e una grossa competenza a livello tecnologico. Quali di questi fattori, secondo voi, è il più importante?
Senza dubbio è la conoscenza del mercato, anche se tutti gli altri fattori sono comunque molto importanti e complementari. In quanto designer, riteniamo che creatività e senso estetico siano già «inclusi» in noi, mentre la conoscenza del mercato non si può inventare, né tanto meno si nasce «imparati». La competenza tecnologica si apprende con il tempo e con l'esperienza; ci sono comunque professionisti specifici per ogni problema, e di questi collaboratori necessariamente ci avvaliamo ogni volta che lo riteniamo necessario. Nell'affrontare un nuovo progetto dobbiamo assolutamente sapere di che cosa si parla, occorre chiarezza da parte del committente. Il tema è talmente complesso, gli investimenti alti, la clientela esigente, che non è consentita l'improvvisazione. La seduta per ufficio è una delle cose più difficili da progettare: ci sono decine di implicazioni, meccanismi da rendere intuitivi, normative da rispettare, poi c'è il confronto diretto con l'utente. La sedia per ufficio non è un oggetto da ammirare, bensì è una cosa che si «indossa», si fanno i conti con il comfort e il giudizio finale viene dato dal... fondoschiena.
Ci piacciono la sfida e i temi entusiasmanti, cerchiamo sempre il totale coinvolgimento e la complicità con l'azienda per portare fino in fondo il progetto.
Conoscere la produzione fa parte della ricerca e dell'evoluzione. L'innovazione tecnologica ha cambiato la cultura del prodotto. L'estetica quindi è influenzata dalle caratteristiche dei materiali e i materiali dall'estetica, una specie di vortice che definisce il prodotto.

Il settore ufficio sta vivendo un periodo economicamente difficile. Quali devono essere le caratteristiche di un prodotto per risultare competitivo sul mercato attuale? In tal senso, quale deve essere il ruolo del designer? E quale il suo contributo all'azienda?
Il prodotto deve avere un'anima! A qualsiasi livello e ad ogni fascia di prezzo ci sono prodotti che nascono con una marcia in più. Sono i prodotti «giusti», sono quelli che un attimo prima non c'erano e poi sembrano lì da una vita: questi prodotti hanno l'anima. Ci sono prodotti che segnano un'epoca, come la Meda Chair, ancora la più bella sedia in assoluto o come la Aeron di Herman Miller. Quando uscì sul mercato non ci furono tentennamenti, il plauso fu generale, prima gli addetti ai lavori poi tutti gli altri. L'apoteosi, la sintesi di un lavoro perfetto di design, mai messo in dubbio, una perfetta comunicazione e commercializzazione nel tempo e nel momento giusto. Quella della Aeron è un'alchimia che si ripete tutte le volte che una buona idea incrocia l'azienda giusta nel momento giusto. Il designer deve essere attento a recepire i messaggi e a proporre soluzioni sostanzialmente nuove, ma soprattutto deve capire le reali necessità del committente. A volte bastano poche, ma sostanziali intuizioni trasferite in una bella forma (non dimentichiamo infatti che il primo approccio al prodotto è comunque sempre di tipo visivo). L'azienda, da parte sua, deve avere le idee chiare, capire a fondo il progetto che andrà a produrre, entrarci dentro, mettere a disposizione il suo supporto tecnico, deve soprattutto preparare il terreno alla diffusione del prodotto con una buona comunicazione dello stesso; in una parola: promozione.

Come saranno, secondo voi, i mobili per ufficio del futuro?
L'elettronica già imperversa, ma sono soprattutto le modalità e il concetto di lavoro che cambieranno il panorama, il luogo di lavoro. Gli spazi si riducono: via la carta; il computer ormai è su tutti i tavoli e fra non molto sparirà anche questo, le immagini flotteranno liberamente sopra al nostro piano senza alcun video. Si lavorerà da casa o da qualsiasi altro posto lo si voglia fare, ci sarà una grande trasformazione nel così detto arredo, senza più distinzione tra mobili da ufficio e da casa. Le sedie non saranno forse più confortevoli di adesso, ma avranno capacità mutanti dal punto di vista ergonomico ed estetico. Si adatteranno perfettamente alla persona, saranno in materiali sintetici con caratteristiche naturali e colori totalmente nuovi, trasparenti e con funzioni nuove, saranno dotate di memoria personale a seconda dell'utilizzatore; il bello sarà che non dovremo fare nulla, sarà la poltrona ad adattarsi a noi. Cambieranno i sistemi di archiviazione, nuovi sistemi tipo internet consentiranno questo e tutto starà in una scatoletta che appenderemo al collo o metteremo al polso. Un film già visto? Blade Runner o Minority Report. Il cinema ci ha già anticipato quello che sarà il futuro. A proposito, se non sbaglio la Aeron è rappresentata in quel futuro...

Qual è la vostra visione futura del «mercato globale» dell'ufficio?
Globalizzazione, che brutta parola! Stiamo già assistendo ad un appiattimento totale di proposte: di fiera in fiera è tutto uguale, le fiere sono ormai soltanto un luogo di ritrovo per addetti ai lavori, tanto che molte aziende le disertano preferendo altri sistemi di presentazione prodotti. Tranne poche eccezioni, le aziende si guardano a vicenda, cercando di capire che cosa faranno le altre per poi andare dietro… «meglio quasi uguale, piuttosto che rischiare di fare fiasco». Che tristezza, è l'abbandono dell'identità, è il prezzo da pagare al mercato ed è ciò che sta accadendo non solo nel nostro settore.
Il designer può esserne complice oppure può decidere di diventare attore nel guidare l'azienda verso strategie nuove che diano impulso e identità. L'appiattimento è ad esclusivo vantaggio delle grandi aziende. Le piccole possono solo far valere la loro identità, distinguendosi. Del resto siamo a fare i conti con una realtà produttiva che si chiama Cina, che ora tutti sembrano improvvisamente aver scoperto, dimenticando che la Cina è lì, da millenni, anche culturalmente parlando. Tutti ora sono spaventati, o almeno in molti gridano allarme invocando chissà quali muri.
Abbiamo avuto occasione di conoscere in questi ultimi due anni la realtà produttiva di questo grande paese, partecipando più volte a manifestazioni che hanno visto la presenza attiva del design italiano, molto apprezzato, e ci sentiamo di dire che non è con i muri che si può affrontare il problema. La Cina produttiva è una realtà, con potenzialità enormi di produzione, ma non dimentichiamo che è anche un grande mercato. Si certo, i cinesi copiano «a tutto spiano», anche se dovremmo scoprire chi abbia portato i prodotti a copiare... Noi stessi siamo penalizzati: le nostre Everyday (BUM) sono in copia dappertutto. Ma qualcosa sta cambiando nella mentalità degli imprenditori cinesi. Il loro governo sta ponendo delle regole e l'entrata della Cina nel W.T.O è un segno tangibile di questo cambiamento. Brevettare in Cina fino a ieri era inutile, oggi molte aziende lo fanno e riescono a tutelarsi. Nelle conferenze a cui abbiamo partecipato è emersa questa volontà e tutti i giorni nascono nuove collaborazioni con ditte italiane. Per le aziende minori si tratta di trovare le persone giuste, stanno nascendo gruppi di lavoro e strutture che faranno da intermediarie. La Cina si affaccia ora al mondo del design, inteso come prodotto di qualità e pensiamo che le opportunità per le nostre aziende e per il design italiano siano enormi. Non dobbiamo perdere questo treno, e poi non è stato proprio il nostro Marco Polo che ha cominciato a scambiare merci e idee con quel paese?

Infine, per completare il quadro della vostre attività più recenti, come si è evoluta la vostra attività, il vostro linguaggio; quali i prodotti e le collaborazioni che hanno caratterizzato questi ultimi 4/5 anni?
Il nostro linguaggio parla ormai con tutte gli idiomi del mondo, perché è impossibile rimanere impermeabili all'enorme quantità di flussi informativi che arrivano da mille canali – come internet – tramite i quali, in un solo attimo, si viene trasportati da un paese all'altro, da una nazione all'altra, da un continente all'altro, rendendo di conseguenza accessibili e reperibili milioni di immagini di altrettanti autori.
Siamo presenti al nostro tempo e quindi consapevoli di partecipare ad un più vasto «crogiuolo» culturale e produttivo con i nostri stessi progetti. Magari realizzati in italia, ma certamente visibili e venduti in tutto il mondo. Questa globalizzazione ci ha portato a considerare come nostro territorio professionale non solo l'Italia ma anche il resto del mondo.
Abbiamo quindi puntato a consolidare le nostre collaborazioni «italiane» con nuovi prodotti per Lamm – la nuova poltrona auditorium con movimento sincro sedile-schienale C900 e la poltrona per cinema e teatro C100 –, Sitland – la seduta per gli spazi collettivi in plastica riciclabile Green –, Emmegi – il programma di poltrone auditorium Victory –, Sinetica – il programma di tavoli riunioni e direzionali Glamour –, Las – la serie di sedute per ufficio Hello –, Deko - Estel – il programma di poltrone per ufficio Modo.
Ma in termini strategici, oggi, è forse ancora più rilevante segnalare le nostre collaborazioni in Spagna con una importante azienda come Permasa – la serie di poltrone per ufficio Techna e la libreria polivalente Universal –, in un paese emergente come Turchia con Nurus – la poltrona direzionale Square e il programma di piccola, media e grande parete attrezzata Any Way.
Da qualche anno siamo presenti in America con l'azienda brasiliana Flexform con la quale abbiamo intrapreso una proficua collaborazione che comprende il già realizzato programma di poltrone per auditorium Eventum insieme ad altri progetti ancora in fase di realizzazione.
A queste nuove aziende, ma soprattutto a questi nuovi territori, guardiamo per i futuri progetti.



Fabrizio Todeschini, architetto, designer e pubblicista, è sales & marketing manager delle fiere imm cologne, orgatec e interzum e dirige Habitat Ufficio – storica rivista nel panorama dell'architettura d'interni, arredamento e industrial design per il settore terziario. Fondata nel 1981 e rinnovata dal punto di vista grafico ed editoriale nel 2001, Habitat Ufficio ha ottenuto nel 2002 l’ADI Design Index e la Segnalazione al Premio Compasso d’Oro nel 2004



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Ulteriori informazioni sul volume antologico di IdeaMagazine.net


Da maggio 2011, il testo della presente intervista è disponibile anche in versione cartacea nell'antologia Interviste sul progetto. Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net recentemente pubblicata da Franco Angeli nella Collana ADI - Associazione per il Disegno Industriale.
Compresa la presente, nel volume sono raccolte 30 interviste – pubblicate on line dal 2000 al 2010 – che offrono al lettore un interessante resoconto «fenomenologico» su tre ambiti operativi della cultura del progetto assai poco frequentati dalla «comunicazione» sul design: il «nuovo» design italiano, il progetto in Toscana, il design al femminile.

Interviste sul progetto.
Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net

Umberto Rovelli (a cura di)
Franco Angeli - Milano
Collana ADI - Associazione per il Disegno Industriale
1a edizione 2011 (Cod.7.8) | pp. 264
Codice ISBN 13: 9788856836714

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testo: 
Fabrizio Todeschini 

Il testo contenuto in questa pagina è stato originariamente pubblicato su Habitat Ufficio, n. 121 gennaio 2004.

 IM Book 
Da maggio 2011 è disponibile il volume antologico «Interviste sul progetto. Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net» in cui è stata inserita questa intervista
Adriano Baldanzi e Alessandro Novelli
I.

II.
III.

IV.
V.

VI.
VII.

VIII.
IX.

X.
XI.

XII.
XIII.

XIV.
XV.

XVI.
XVII.

XVIII.
XIX.

XX.
XXI.

XXII.
XXIII.

XXIV.
XXV.

XXVI.
XXVII.

XXVIII.
XIX.

XXX.
XXXI.

XXXII.
XXXIII.

XXXIV.

ha collaborato:
Ahmed Najim Mahmood




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