OVER DESIGN OVER. MATERIA, TEMPO E NATURA NEL DESIGN CONTEMPORANEO



 Sander Mulder / About Time / 2007 / © photo: Sander Mulder / Niels van Veen 
«L'apparenza è quella di una trottola, che giunta al termine del suo vorticoso esercizio di equilibrio con l'orgoglio di chi ha saputo lungamente tener testa alla forza di gravità, si è infine arresa alle leggi di natura, ed esausta di moto, da pochi istanti soltanto ha accettato di adagiarsi sul fianco.
«La creazione del designer olandese Sander Mulder, una delle testimonianze chiamate in questo catalogo ad illustrare la sezione Tempo, in realtà è tutt'altro. E non è certamente l'unico caso, tra quelli presentati, che dimostra come l'apparenza possa offuscare la vista e spesso trarre in inganno, distogliendo l'attenzione da ciò che è essenziale. E che in fondo, vedremo, è anche il fuggevole, quanto ricercato, protagonista di Over Design Over.
«About Time, questo il nome dell'oggetto in questione, si presenta come un largo cono, ingentilito dal profilo appena curvilineo delle generatrici, che ostenta all'osservatore la sua grande base circolare, di un nero elegante, satinato, completamente opaco. Solo una minuziosa grafia a caratteri bianchi orna, come un fregio, la sua circonferenza. Senza capo né coda, brevi frasi si rincorrono in girotondo per formare un unico periodo dal sapore scanzonato quanto vagamente ipnotico: "... dovrebbero essere più o meno le otto, ma se tu lo desideri, possono essere le nove, dopodiché si andrà verso le dieci, e inevitabilmente già inizi a pensare che sono le undici, ma ecco che invece realizzerai essere le dodici e prima ancora di accorgertene sono già arrivate le una, ...". La funzione di semplice orologio, seppur originale per la sua inusuale carica di ironia, sembrerebbe così finalmente svelata, ma a ben guardare si tratta ancora di un'illusione.
«Non è solo l'assenza di qualsiasi riferimento – della solida sicurezza della lancetta delle ore, così come dell'acuminato senso di precisione di quella dei minuti, per non parlare del ritmo singhiozzante dell'asticciola dei secondi – a disorientare e seminare dubbi. Il primo è presto risolto. "Eppur si muove!" avrebbe esclamato dopo breve attesa un designer pisano di altri tempi, passato alla storia per il suo spirito di osservazione e l'ostinata perseveranza. In effetti il corpo nero, con impercettibile movimento, rotola su sé stesso e, mentre imita le maniere del pianeta che tutti ci accoglie, ha la graziosa accortezza di segnalare l'ora, attraverso il punto di contatto della sua circonferenza con il piano di appoggio. Meglio sarebbe dire che indica semplicemente il trascorrere del tempo, perché la perfezione, si sa, non è di questo mondo. E del resto, con il disincanto della sua bianca filastrocca perimetrale, About Time mostra di esserne «perfettamente» consapevole.
«Ma a voler grattare sotto gli strati superficiali della funzione, oltre che della forma e del colore, c'è ancora molto da scoprire. L'autore sostiene che la sua invenzione è un invito a sottrarsi ai ritmi frenetici della quotidianità e a recuperare il proprio tempo, oltre al significato degli aspetti fondamentali della vita. Ma anche oggetto pensato per stimolare la meditazione. In che modo? Difficile dirsi. D'altra parte si sa che i designer sono soliti tendere le loro fionde, magari anche impostando la direzione di tiro, ma non certo prevedendo l'esatto punto di impatto dei loro proiettili e, meno che meno, tutti i conseguenti effetti. Il risultato dipende spesso da fattori casuali, tra cui figura la sensibilità, del tutto soggettiva e imprevedibile, dei destinatari. Così come, d'altro canto, avviene per le opere d'arte. Non resta dunque che avanzare delle ipotesi, accettando anche di sottoporsi in prima persona a esperimento.
«Di certo l'oggetto di Mulder ha capacità di smuovere pensieri e trascinare la mente altrove, se si è disposti a seguirlo. Gli orologi tradizionali, siano essi digitali o analogici, forse anche solo per effetto dell'abitudine, difficilmente riescono ancora ad innescare una riflessione sul senso del tempo e sulla sua origine. Il fatto cioè che è il movimento di rotazione della terra a scandire la differenza tra il prima e il dopo. Si dirà che è banale, perché tutti lo sappiamo e non serve certo l'intervento del design contemporaneo a ricordarcelo. Ma è anche vero, come affermava il celebre filosofo Friedrich Hegel che "nulla è meno intimamente conosciuto di ciò che è più manifesto e noto". L'osservazione non è priva di conseguenze e, se approfondita, rischia di aprire una voragine. In un attimo ci si potrebbe ritrovare a fissare il grande disco nero con lo sguardo attonito di un astronauta che osservi la terra dallo spazio. Fatte le dovute proporzioni, se in un modellino in scala così tanto rimpicciolito il nostro pianeta avesse effettivamente le dimensioni di un palmo, dovremmo comunque cercare il Sole a oltre un miglio da noi e immaginare il confine della nostra galassia a ben tre miliardi di chilometri. Niente in confronto alle dimensioni dell'Universo: nonostante la riduzione lillipuziana, un simile presepe cosmico, per essere rappresentato nella sua interezza, richiederebbe infatti un ambiente con dimensioni di alcuni milioni di miliardi di chilometri.
«Il senso di stupore dell'Uomo posto di fronte agli scenari celesti, che si riconosce improvvisamente aggrappato come un naufraga al suo minuscolo galleggiante, per giunta tutt'altro che stabile, è fenomeno antichissimo, ma sempre attuale. E ugualmente immutabile nei secoli appare il legame tra osservazione del cosmo, percezione del tempo, senso dell'esistenza e sentimento della morte. Come dimostrano efficacemente questi sorprendenti passi biblici tratti dal libro di Giobbe: "Egli stende il Settentrione sopra il vuoto, sospende la terra sul nulla, traccia un cerchio alla superficie delle acque dove ha termine la luce con la tenebra. L'uomo, nato di donna, è breve di giorni, ma sazio d'affanno: qual fiore egli spunta e avvizzisce, e fugge come un ombra, e mai si ferma. Se misurati sono i suoi giorni, e il numero dei suoi mesi è fissato da te, se gli ponesti un limite, ch'ei non può sorpassare, distogli lo sguardo da lui, si che riposi e si rallegri, qual mercenario della sua giornata." Potrebbe rappresentare una variante, certamente meno spensierata e ironica, ma in fondo di analogo significato, per la frase circolare, a bianchi caratteri, del nostro oggetto di design.»

Andrea Margaritelli, Questo non è un orologio. Genialità, umiltà e poesia nel design dell’intangibile, 2009
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